Il 7 febbraio il New York Times ha rivelato che l’amministrazione Trump vuole ridurre il personale dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid) dai più di diecimila impiegati attuali a meno di trecento, con una riduzione del 97 per cento.
“I pochi impiegati risparmiati dai licenziamenti lavorano nei settori dell’assistenza sanitaria e umanitaria”, ha riferito il quotidiano, citando tre diverse fonti che sono a conoscenza del piano, e che hanno accettato di rivelarne i contenuti a condizione di anonimato.
Inoltre, gli alti funzionari di Usaid sono stati informati che circa ottocento programmi e contratti gestiti dall’agenzia sono stati cancellati.
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Il 6 febbraio due sindacati che rappresentano gli impiegati di Usaid hanno avviato un’azione legale per chiedere la sospensione del loro licenziamento o congedo forzato, che dovrebbe scattare alla mezzanotte del 7 febbraio, ha riferito il New York Times. Secondo i ricorrenti, Usaid non può essere smantellata senza l’approvazione del congresso.
Il provvedimento fa parte dell’offensiva lanciata dal presidente Donald Trump e dal suo alleato Elon Musk, nominato a capo di una commissione per l’efficienza governativa, per ridurre il personale dell’amministrazione statunitense.
Ha provocato forti proteste del Partito democratico e delle organizzazioni umanitarie e dei diritti umani in tutto il mondo.
Qualche giorno fa Musk aveva definito Usaid “un nido di vipere con marxisti radicali che odiano l’America”, mentre la settimana scorsa Trump aveva affermato che a gestirla è “una banda di pazzi radicali”.
L’agenzia, istituita con una legge del congresso nel 1961, gestisce attualmente più di quaranta miliardi di dollari di aiuti umanitari e aiuti allo sviluppo in circa 120 paesi, tra cui alcuni dei più poveri al mondo.
“Dalla mezzanotte del 7 febbraio tutti gli impiegati di Usaid, negli Stati Uniti e all’estero, saranno in congedo amministrativo, con l’eccezione del personale considerato essenziale”, si legge in un comunicato pubblicato sul sito di Usaid la sera del 4 febbraio.
Gli impiegati dell’agenzia che vivono all’estero, che sono circa i due terzi del totale, e i loro familiari avranno trenta giorni di tempo per tornare negli Stati Uniti.
Decine di alti funzionari di Usaid sono già stati messi in congedo e la sede dell’agenzia a Washington non è più accessibile.