Il 4 giugno la Commissione europea ha annunciato che la Bulgaria ha soddisfatto i criteri per adottare l’euro il 1 gennaio 2026, diventando così il ventunesimo paese membro dell’eurozona, tre anni dopo l’ingresso della Croazia.
“È un giorno storico”, ha commentato il primo ministro bulgaro Rosen Željazkov, salutando “un passo avanti decisivo dopo anni di riforme, impegno e allineamento con i nostri partner europei”.
La decisione sarà formalizzata l’8 luglio dai ministri delle finanze dell’Unione europea (Ue), ma non si prevedono colpi di scena dato che il paese dell’Europa orientale, che ha 6,4 milioni di abitanti, ha soddisfatto tutti i requisiti tecnici.
Questi comprendono stabilità dei prezzi e del lev (la moneta nazionale), conti pubblici in regola e tassi d’interesse che non divergano troppo da quelli degli altri paesi dell’Ue.
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Anche la Banca centrale europea (Bce) ha espresso il 4 giugno parere positivo all’ingresso della Bulgaria nell’eurozona.
“Congratulazioni Bulgaria!”, ha esclamato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
“Grazie all’euro l’economia bulgara diventerà più forte: più scambi commerciali con i partner dell’eurozona, più investimenti dall’estero, migliore accesso ai finanziamenti, più posti di lavoro di qualità e salari più alti”, ha aggiunto.
In Bulgaria, che fa parte dell’Unione europea dal 2007, c’è però una forte opposizione all’adesione alla moneta unica europea.
Dopo una prima manifestazione di protesta a Sofia il 31 maggio, i sostenitori del partito filorusso Rinascita si sono nuovamente radunati davanti alla sede della Banca centrale bulgara il 3 giugno.
“Salviamo il lev”, “No all’euro” e “Il futuro è degli stati sovrani”, si leggeva sui cartelli portati dai manifestanti.
Secondo alcuni sondaggi recenti, quasi il 50 per cento dei cittadini è contrario all’ingresso della Bulgaria nell’eurozona.
“L’euro porterà vantaggi concreti ai cittadini e alle imprese bulgare”, ha però sottolineato il commissario europeo all’economia, il lettone Valdis Dombrovskis.