Il 4 giugno il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato che a partire dalla prossima settimana i cittadini di dodici paesi non potranno viaggiare negli Stati Uniti, citando motivi di “sicurezza nazionale”.

Il divieto, che entrerà in vigore il 9 giugno, si applicherà ad Afghanistan, Birmania, Ciad, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Repubblica del Congo, Somalia, Sudan e Yemen.

Altri sette paesi saranno soggetti a restrizioni: Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela.

Secondo l’amministrazione Trump, i dodici paesi presenti nella lista hanno governi inefficienti o cittadini che potrebbero restare negli Stati Uniti dopo la scadenza del visto. Nel caso dell’Iran la misura è giustificata con il “sostegno al terrorismo”.

Sono previste eccezioni per i detentori di alcuni tipi di visti e per le persone la cui presenza negli Stati Uniti “è motivo d’interesse nazionale”.

I calciatori che parteciperanno ai Mondiali del 2026, che si terranno negli Stati Uniti, in Messico e in Canada, e gli atleti che parteciperano alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028 non saranno soggetti a restrizioni.

In un video pubblicato sul social network X, Trump ha affermato che “il recente attacco terroristico a Boulder, in Colorado, ha evidenziato l’estremo pericolo costituito dall’ingresso nel paese di cittadini stranieri non sottoposti a controlli adeguati”.

L’Egitto, il paese d’origine dell’uomo di 45 anni accusato di essere l’autore dell’attentato, non fa però parte della lista.

Il 1 giugno un uomo aveva lanciato degli ordigni incendiari contro i partecipanti a una marcia settimanale per chiedere la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza, ferendo dodici persone.

“Grande rischio”

Il 4 giugno il Venezuela ha avvertito i suoi cittadini che viaggiare negli Stati Uniti costituisce un “grande rischio”.

Trump ha paragonato il nuovo divieto di viaggio alle “efficaci restrizioni” imposte a una serie di paesi prevalentemente musulmani durante il suo primo mandato (2017-2021), che, secondo lui, avevano permesso agli Stati Uniti di evitare di subire attentati come quelli compiuti in Europa.

“Non permetteremo che quanto accaduto in Europa possa ripetersi negli Stati Uniti”, ha dichiarato il 4 giugno.