Il congresso dello stato di Guanajuato, uno dei più conservatori del Messico, ha respinto il 5 giugno la depenalizzazione dell’aborto, ignorando una sentenza della corte suprema del 2021.

I deputati locali hanno bocciato il progetto di legge di depenalizzazione con 19 voti a 17.

Lo stato, che si trova nel centro del paese, è attualmente guidato dal Partito d’azione nazionale (Pan, conservatore).

Nel 2021 la corte suprema aveva dichiarato incostituzionali le leggi in vigore in vari stati messicani che criminalizzano l’aborto.

Roccaforte della sinistra che governa il Messico dal 2018, la capitale Città del Messico era stata la prima a depenalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza nel 2007.

Finora diciannove dei trentadue stati del Messico l’hanno depenalizzata.

Nonostante la votazione del 5 giugno, nello stato di Guanajuato “esiste già una depenalizzazione di fatto”, ha dichiarato all’Afp l’attivista femminista Verónica Cruz, direttrice dell’ong Las Libres.

“Negli ultimi mesi alcune donne hanno già potuto abortire nei centri sanitari pubblici dello stato”, ha aggiunto.

Grande come il Belgio, lo stato di Guanajuato è considerato il più violento del Messico, con più di tremila omicidi all’anno. La maggior parte dei crimini è legata al conflitto tra due cartelli della droga rivali.

Lo stato è anche un’importante destinazione turistica, grazie soprattutto alla città di San Miguel de Allende e a un festival teatrale che si tiene a ottobre.