Nella notte tra il 18 e il 19 dicembre l’Unione europea ha approvato un prestito da 90 miliardi di euro per finanziare lo sforzo bellico dell’Ucraina nel biennio 2026-2027, senza però ricorrere agli asset russi congelati, in assenza di un accordo tra gli stati membri.

I leader dei ventisette erano chiamati a trovare con urgenza una soluzione per Kiev, che rischiava di rimanere senza fondi già nel primo trimestre del 2026, dopo la chiusura del rubinetto statunitense decisa dal presidente Donald Trump.

“Abbiamo inviato un messaggio chiaro che contribuirà a mettere fine alla guerra, perché Putin farà concessioni solo quando capirà che continuare l’offensiva non gli porterà alcun vantaggio”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Friedrich Merz al termine del vertice, che si è tenuto a Bruxelles.

Da mesi Merz chiedeva di usare gli asset russi congelati in Europa per finanziare il prestito, ma si è scontrato con l’opposizione di alcuni paesi.

“Si tratta di un sostegno importante che rafforza la nostra capacità di resistenza”, ha commentato sul social network X il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, presente a Bruxelles. Anche lui, però, avrebbe preferito che fossero usati gli asset russi.

“Abbiamo mantenuto la promessa”, ha dichiarato alla stampa il presidente del Consiglio europeo António Costa, che ha diretto i lavori del vertice.

“Non era mai successo che l’Unione europea garantisse una cifra così alta a un altro paese per un intero biennio”, ha affermato la premier danese Mette Frederiksen, il cui paese detiene la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione.

Il fabbisogno di Kiev è stato stimato in 137 miliardi di euro, di cui l’Unione europea coprirà i due terzi. Il resto dovrà essere garantito dagli altri alleati dell’Ucraina, tra cui Norvegia e Canada.

I ventisette concederanno a Kiev un prestito a tasso zero, finanziato dal bilancio dell’Unione europea, che l’Ucraina dovrà rimborsare solo se la Russia le pagherà dei risarcimenti, ha precisato alla stampa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

“Dopo lunghe discussioni si è invece capito che il ricorso agli asset russi congelati richiederà ulteriore lavoro”, ha riconosciuto un funzionario europeo, che ha chiesto di rimanere anonimo.

Da settimane l’intesa era ostacolata dalla riluttanza del Belgio, dove si trova la maggior parte degli asset russi, per un valore di circa 210 miliardi di euro. L’ipotesi era di usarli per finanziare un “prestito di risarcimento” da 90 miliardi di euro a favore dell’Ucraina.

Il primo ministro belga Bart De Wever chiedeva ai partner garanzie quasi illimitate per scongiurare il rischio di problemi legali o ritorsioni russe.

“È andata bene, siamo sollevati”, ha dichiarato De Wever al termine del vertice.

L’accordo sul prestito è stato raggiunto dai ventisette stati membri, ma a finanziarlo saranno solo in ventiquattro, dato che Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno ottenuto un’esenzione.