29 marzo 2018 16:20

In Francia, dopo l’attentato avvenuto il 23 marzo in un supermercato di Trèbes, qualcosa è cambiato. Come se la vecchia repubblica avesse finalmente sviluppato anticorpi contro il terrorismo. Il 28 marzo l’omaggio nazionale ad Arnaud Beltrame, il gendarme di 44 anni che ha preso il posto di un ostaggio, ha rappresentato l’apice di un nazionalismo repubblicano francese che molti pensavano scomparso.

Per definizione, il terrorismo deve instillare paura nella popolazione e ha bisogno di una copertura mediatica per raggiungere il suo obiettivo. Dagli attentati di Charlie Hebdo in poi, la responsabilità dei mezzi di comunicazione è stata molto discussa. Basta ricordare la polemica intorno al tweet di Alain Weill, capo redattore di iTélé, la tv in diretta francese, che si felicitava di avere raggiunto un’audience storica nel gennaio del 2015. Insieme al dovere di informare sugli attentati, la Francia scopre invece la necessità di non trasformare i terroristi in eroi – anche se negativi.

Per la prima volta si riesce a parlare dell’attentato in modo tale da non fare il gioco del gruppo Stato islamico e della sua propaganda

All’indomani degli attentati del Bataclan, nel novembre del 2015, l’unico terrorista rimasto vivo, Salah Abdelsalam, era il volto più conosciuto di Francia. Il suo nome, le sue foto, erano ovunque. Abbiamo conosciuto le cugine, i fratelli, la madre. Il padrone di casa dei terroristi, Jawad Bendaoud, ha parlato prima con le tv che con la polizia: era troppo felice di avere il suo momento di fama davanti alle televisioni in diretta. Per lo studioso Olivier Roy, autore di Generazione Isis, la ricerca della morte si accompagna molto spesso a una ricerca letale di posterità televisiva.

Con l’ultimo attentato di Trèbes, vicino alla città medievale di Carcassone, qualcosa è cambiato. Per la prima volta, in una Francia che durante tutta la legislatura di François Hollande era stata terrorizzata dagli attentati, si riesce a parlare dell’attentato in modo tale da non fare il gioco del gruppo Stato islamico e della sua propaganda: l’eroismo ha cambiato campo.

Arnaud Beltrame, gendarme quarantaquattrenne, ha chiesto di prendere il posto di un ostaggio. Ed è morto, sgozzato dal terrorista. Il suo slancio è ciò di cui si parla oggi: dell’attentatore che ha sparato ai tre poliziotti in abiti civili prima di prendere gli ostaggi dentro un supermercato Super U non si è vista una foto e si è parlato poco: la morbosa curiosità per l’eroe negativo e diabolico proposto dall’Is è stata sostituita dal fascino dell’eroe repubblicano, altruista e coraggioso.

Un altro segno di cambiamento è che la stessa stampa che rincorreva i cugini e intere parentele degli attentatori, va ora a ricercare storie passate di eroismo positivo: Mark Moogalianm, che nel 2015 aveva neutralizzato un attentatore armato di kalashnikov sul treno Thalys che collega il Belgio alla Francia, scrive su Le Monde che “l’atto altruista degli Arnaud Beltrame ci ha ridato fede nell’umanità”. Moogalianm spiega che si è riscoperto che “ci sono persone pronte a dare tutto per salvare gli altri e difendere i valori della repubblica”. Racconta in particolare che subito dopo l’attentato di Trèbes, i giornalisti francesi sono andati a cercarlo con insistenza, testimoniando questo nuovo interesse per gli eroi positivi.

Oltre ai dibatti sul terrorismo, la novità è la costruzione dell’eroe repubblicano e laico

Ovviamente, non tutto lo spettro politico francese è sullo stesso registro. L’estrema destra francese, chiaramente a disagio davanti a questo slancio di nazionalismo non xenofobo, attacca l’esecutivo e chiede la carcerazione di tutte le persone schedate come “S”. La schedatura S permette ai servizi segreti di seguire e monitorare una persona in modo discreto: sono oltre 26mila in Francia e si tratta quindi, nei fatti, di una misura pressappoco impossibile da mettere in atto, spiega Le Monde.

Per quanto riguarda la richiesta di espulsione delle persone con doppia cittadinanza, come per esempio proprio l’attentatore franco-marocchino di Trèbes, in un articolo che studia la fattibilità delle proposte dell’estrema destra Libération scrive : “Espellere i francesi schedati S? Impossibile. L’articolo 3 del protocollo 4 della Convenzione europea dei diritti umani afferma che ‘nessuno può essere espulso dal territorio dello stato di cui è cittadino’”.

Oltre ai dibatti sul terrorismo, la novità è la costruzione dell’eroe repubblicano e laico: “La repubblica celebra il gendarme morto nell’attacco terroristico di Aude. Un omaggio che riunisce la Francia di destra e di sinistra, quella che crede al cielo e quella che non ci crede”. Per questo la bara è arrivata a Les Invalides, “sacro luogo dello spirito militare. Ma è partita dal Panthéon, tempio laico del repubblicanesimo”, spiega ancora il direttore di Libération Laurent Joffrin.

Questo valore laico lo conferma il primo ministro Eduard Philippe davanti all’assemblea nazionale: “L’immagine del terrorista sparisce dietro quella di un eroe che incarna la repubblica, ne è l’immagine e il corpo”.

Michel Goya, stratega, ex colonnello dell’esercito e autore del libro Sous le feu. La mort comme hypothèse de travail, spiega a France Culture: “Il combattimento non è un fenomeno ‘normale’, è un evento straordinario e gli individui che vi prendono parte non lo fanno in modo mediocre. La prossimità della morte e la paura che provoca trasformano gli individui e il loro comportamento”. Arnaud Beltrame, continua lo studioso, “è un nome di cui ci ricorderemo”.

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