18 novembre 2017 13:04

Björk, Blissing me
I nuovi brani di Björk sembrano un ritorno al suono di inizio anni duemila, quello di Vespertine (ma anche del pezzo All is full of love, di qualche anno prima). Sono brani più diretti (per quanto questo aggettivo possa aver senso parlando della cantante islandese) rispetto a quelli pomposi del disco precedente Vulnicura, ispirato alla fine della sua relazione con l’artista Matthew Barney.

Dopo l’ottima The gate, la cantante islandese ha pubblicato Blissing me, un pezzo sull’amore telematico nel quale Björk immagina uno scambio di messaggi e di canzoni con un altro musicista (“Two music nerds obsessing”). Del resto la cantante ha detto che questo è il suo “Tinder album” e che si è concentrata sull’amore con un approccio più solare rispetto al passato.

L’arrangiamento di Blissing me, scritto in collaborazione con il venezuelano Arca, è minimalista ma coinvolgente. La voce della cantante è accompagnata da un’arpa e dalla gameleste (uno strumento che Björk si è fatta costruire qualche anno fa dal percussionista britannico Matt Nolan e dall’artigiano islandese Björgvin Tómasson).

Björk sembra essere tornata in buona forma. Vediamo se Utopia, che uscirà il 24 novembre, sarà all’altezza dei primi due singoli.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Andrea Lazslo De Simone, Sogno l’amore
Quando sarà il momento di fare le classifiche di fine anno, tra i migliori album italiani del 2017 probabilmente bisognerà citare Uomo donna, l’esordio solista di Andrea Laszlo De Simone, già batterista dei Nadàr Solo e membro del duo torinese Anthony Laszlo. Uomo donna, uscito a giugno e accolto dalle lodi di gran parte della stampa specializzata italiana, è un disco di pop psichedelico che omaggia il Lucio Battisti di Anima latina, il prog italiano, ma anche i Beatles del White album.

Ogni brano, autoprodotto e registrato in presa diretta, è accarezzato da uno spleen esistenziale un po’ decadente e nostalgico, che si riflette anche sui testi. De Simone sa scrivere, su questo non ci sono dubbi. Lui dice che ascolta pochi dischi. Io non gli credo neanche un po’, perché gli arrangiamenti delle canzoni sono troppo raffinati per essere stati scritti da una persona con scarsa cultura musicale. A volte le atmosfere vintage di Uomo donna sono un po’ forzate, ma quando componi pezzi come Vieni a salvarmi (che saccheggia abilmente Cry baby cry dei Beatles) e Che cosa, ti si perdona tutto.

Sogno l’amore (il brano che tra l’altro sarà protagonista di una delle prossime puntate della nostra rubrica Anatomia di una canzone) è il pezzo più bello del disco e ha un ritornello che ti resta dentro.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Tame Impala, Powerlines
Kevin Parker, il padre padrone dei Tame Impala, ha deciso di festeggiare il Natale in anticipo pubblicando una raccolta di lati b estratti da Currents, l’ultimo album della band. Essendo scarti del disco, i brani non sono indimenticabili, ma questa strumentale intitolata Powerlines ha un bel tiro, grazie soprattutto a dei sintetizzatori psichedelici che ricordano i Daft Punk di Discovery.

In Currents b-sides & remixes ci sono anche due remix interessanti: Reality in motion riarrangiata dall’australiano Jay Watson, in arte Gum, e Let it happen affidata ai belgi Soulwax.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Sugai Ken, Wochikaeri to uzume (をちかえりと渦女)
Sugai Ken definisce la sua musica ambient “neo-japonica”. Il suo stile che mescola i suoni della natura e della tradizione giapponese con quelli urbani e contemporanei. Nel suo nuovo disco, UkabazUmorezU, uscito il 20 ottobre, l’artista ha creato i brani ispirandosi ai suoni notturni della prefettura di Kanagawa, dove vive.

In alcuni pezzi, come in Sawariyanagi, il protagonista è lo yōkai, un demone della tradizione mitologica locale. In altri, come nel brano Wochikaeri to uzume, il rumore dell’acqua si mescola con gli strumenti, creando un’atmosfera astratta e ipnotica.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Mavis Staples, If all I was was black
Mavis Staples è una specie di totem. È impressionante la testardaggine e la fierezza con la quale continua a portare avanti le sue idee e a cantare il soul. Per il suo nuovo disco, intitolato come questa canzone, Staples è tornata a collaborare con Jeff Tweedy dei Wilco, che, oltre a scriverle la musica dei pezzi, ha portato in dote le sue chitarre e la batteria del figlio Spencer.

In tempi cupi come questi, nell’America arrabbiata e divisa di Donald Trump, la voce della settantottenne di Chicago è uno spiraglio di luce. Soprattutto quanto canta che è arrivato il momento di amarci di più (“It’s time for more love”).

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it