28 aprile 2018 13:22

Janelle Monáe, Dirty computer
Quando si ascolta Dirty computer, il nuovo disco di Janelle Monáe, si fa fatica a trovargli un difetto. Tutto fila liscio, dalla prima all’ultima canzone. Ci sono gli ospiti giusti (Prince, Stevie Wonder, Grimes, addirittura Brian Wilson), gli arrangiamenti curati e i testi politicizzati, che ci spiegano quanto è difficile essere una donna nera e “pansessuale” negli Stati Uniti di oggi.

Però c’è un problema. Nonostante tutto questo, Dirty computer è un disco senz’anima. Forse perché è troppo cerchiobottista: non spinge troppo verso il pop da classifica, ma non è neanche un disco “colto”, spazia tra i generi, ma non ne sceglie mai uno. Non ha le melodie di The ArchAndroid (che resta il disco migliore di Monáe) e sembra un po’ troppo pensato a tavolino.

A parte l’ottima Dirty computer, arricchita dai cori di Brian Wilson, si fa fatica a trovare dei pezzi sopra la media (ma anche sotto la media): il singolo Make me feel è interessante per il testo, che gioca sulla sessualità di Monáe, ma è floscio dal punto di vista musicale, perché è una cover di Kiss (e non a caso pare che Prince fosse in studio durante la registrazione). Per Pynk vale un discorso simile: il pezzo funziona dal punto di vista retorico, ma meno da quello strettamente musicale.

Dirty computer sta al pop come Masseduction di St. Vincent sta al rock. Sono due dischi ben confezionati ai quali però manca un guizzo. Per farla breve, e con tutto il rispetto dovuto a un’ottima artista come Monáe, Dirty computer è un album noioso.

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The Internet, Roll (Burbank funk)
The Internet sono una band di Los Angeles guidata dalla carismatica cantante Syd (che viene dal collettivo Odd Future, lo stesso di Tyler The Creator e Frank Ocean, per capirci). Roll (Burbank funk) è il primo singolo del loro nuovo disco, che non ha ancora una data d’uscita.

Pur non essendo un capolavoro, il pezzo ha un tiro niente male, con un giro di basso molto funky e un bell’intreccio tra le voci di Syd e quella di Steve Lacy. Rispetto al disco precedente, Ego death, siamo in territori ancora più solari e rilassati, quasi vicini alla disco music.

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Autechre, Nts sessions
Il 26 aprile gli Autechre, storico duo elettronico di Manchester formato da Sean Booth e Rob Brown, hanno pubblicato per la Warp Records Nts sessions 1-4, una raccolta di otto ore di musica suonata in anteprima per la radio londinese Nts.

Orientarsi in mezzo a questo mare di musica non è semplice, ma vale la pena sforzarsi perché gli Autechre sono un punto di riferimento assoluto per il genere. Mi sembrava riduttivo scegliere una sola “canzone”, quindi vi rimando al sito della band, dove trovate tutti i brani in streaming e la possibilità di comprare i dischi, se v’interessano. Qui sotto ci sono i brani suonati nella prima puntata, quella del 5 aprile.

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William & The Young Five, You turn me on (JKriv rework)
L’etichetta Heads Records, fondata dal musicista e produttore Emil Zoghby, è stata una meteora della discografia sudafricana: fu attiva solo tra il 1982 e il 1984, ma pubblicò diversi dischi interessanti.

Tra i lavori pubblicati dalla Heads c’è stato anche il singolo You turn me on del gruppo sudafricano William Mthethwa & The Young Five, che di recente è stato remixato dal dj di New York JKriv per una compilation pubblicata dalla casa discografica Soundway Records, una garanzia quando si tratta di suoni dal mondo. Basso slappato e groove a volontà.

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Gomez, Get miles
Momento nostalgia. Alla fine degli anni novanta, quando facevo le medie, ero un appassionato lettore di Musica!, l’inserto musicale della Repubblica. Grazie a quel giornale ho scoperto uno dei gruppi rock più sottovalutati degli anni novanta, i Gomez.

Per chi non li conoscesse, i Gomez sono una band britannica di Southport, nel Merseyside. Con il loro primo disco, Bring it on, hanno vinto il prestigioso Mercury Prize, ma non sono mai riusciti a conquistare il grande pubblico. Bring it on nel 2018 festeggia vent’anni e la band ha deciso di ripubblicarlo in edizione deluxe il 18 aprile. Per l’occasione l’ho riascoltato e devo dire che è invecchiato davvero bene.

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P.S. La playlist del 2018 è aggiornata. Non ci sono gli Autechre perché il disco non è ancora su Spotify. Buon ascolto!

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