Mark Lanegan & Duke Garwood, With animals
La musica di Mark Lanegan ricerca in modo ossessivo l’oscurità. Chi segue da tempo il cantautore statunitense e conosce la sua storia, fatta anche di eccessi a base di alcol e droghe, sa che quella di Lanegan non è una semplice posa da maledetto. Il confine tra arte e vita per lui quasi non esiste. Ed è forse questo aspetto a rendere interessanti tutti i suoi dischi, anche quelli meno riusciti.

Negli ultimi anni Lanegan, diventato famoso negli anni novanta con il gruppo grunge Screaming Trees e poi distaccatosi dal rock per attingere al folk e al blues, ha collaborato con molti musicisti: dai Soulsavers a Isobel Campbell. Ma nessuno dialoga bene con lui come il britannico Duke Garwood.

A cinque anni di distanza da Black pudding, Lanegan e Garwood hanno registrato un altro disco insieme. With animals è meglio del precedente. Le atmosfere sono più rarefatte e desertiche. A farla da padrone in alcuni brani c’è l’elettronica (anche se tutto è stato registrato in analogico). La voce di Lanegan è avvolta dagli effetti, come se uscisse da una nuvola di fumo. Le chitarre acustiche, che dominavano Black pudding, sono quasi assenti.

With animals ha un grande fascino notturno, merito di canzoni d’amore malate come la titletrack e Feast to famine. Ci sono brani blues che sembrano usciti direttamente dagli anni quaranta (la grandiosa L.A blue, in cui Lanegan tira fuori il meglio di sé, ma anche Spaceman).

Il meglio però viene lasciato alla fine, nei due minuti di Desert song: Lanegan si agita tra sogni, ritratti di clown, pietre e cloni alieni. Un ballata crepuscolare breve e fulminante. Lanegan e Garwood sono una coppia inossidabile e With animals è un disco splendido.

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Eminem, The ringer
A sorpresa, è rispuntato fuori Eminem. Il rapper statunitense il 31 agosto ha pubblicato il nuovo disco Kamikaze, che in copertina omaggia Licensed to Ill dei Beastie Boys. Ad aprire il decimo disco di Marshall Mathers c’è The ringer, un pezzo abbastanza riuscito dove Eminem dissa (voce del verbo dissare) mezza scena rap americana, prendendo di mira i Migos (e i loro continui riferimenti a gioielli e donne), Vince Staples, il Soundcloud rap di Lil Pump, i mezzi d’informazione e ovviamente Donald Trump (ancora, dopo il freestyle ai Bet Hip-Hop Awards, nel quale non a caso lo aveva chiamato “kamikaze”).

Tecnicamente, Eminem conferma una volta di più di essere un mostro quando ha il microfono in mano, ma basterà questo a rendere Kamikaze un disco più interessante del pessimo Revival, che era un concentrato di retorica patriottica e scarsa ispirazione? Tra qualche giorno, e tra qualche ascolto, forse lo sapremo dire meglio. Un consiglio a Eminem mi sento di darlo, però: niente insulti omofobi, per favore. Quello contro il rapper Tyler The Creator contenuto nel brano Fall mi fa già venir voglia di stroncare il disco a prescindere.

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Aphex Twin, T69 collapse
A proposito di ritorni, è di qualche settimana fa la notizia che Aphex Twin, peso massimo dell’elettronica mondiale capace in questi anni di creare un vero e proprio culto attorno al suo nome, pubblicherà un nuovo ep a settembre, a un anno di distanza da Cheetah.

Il disco, che s’intitola Collapse, uscirà il 14 settembre ed è stato anticipato dal singolo T69 Collapse. Il suono del brano ricorda molto il classico stile drill ‘n’ bass che ha reso famoso famoso Aphex e la varietà ritmica del pezzo è, come sempre, notevole. Non è sicuramente una novità assoluta rispetto al passato, ma è molto godibile.

Se volete vedere Aphex Twin dal vivo in Italia, sappiate che suonerà al Club To Club di Torino a novembre.

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Finn Andrews, Love, what can I do?
Finn Andrews è il leader dei Veils, una band che ebbe un discreto successo all’inizio degli anni duemila (soprattutto grazie al singolo Lavinia). Poi, complici una serie di cambi di formazione e qualche scelta strategica non proprio felice, il gruppo si è un po’ perso per strada. A risollevarlo dal quasi anonimato ci ha pensato David Lynch, che ha voluto i Veils per la colonna sonora del nuovo Twin Peaks con il brano Axolotl. E non è un caso che nell’ultimo disco, Total depravity, il gruppo abbia ritrovato un po’ di smalto.

Finn Andrews però ha deciso di prendersi una pausa dal gruppo. È tornato nel suo paese natale, la Nuova Zelanda, e ha registrato il primo disco solista, intitolato One piece at a time, in uscita entro fine anno. Il singolo che lo anticipa, Love, what can I do?, è lento, soffice e con la giusta dose di melodramma.

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Cesare Basile, Capitano
Il 27 agosto Cesare Basile ha caricato sul suo canale YouTube un nuovo brano. Il pezzo, cantato (o per meglio dire declamato) in dialetto siciliano, è un attacco neanche troppo velato al leader della Lega (e ministro dell’interno) Matteo Salvini. Il Capitano, come lo chiamano i suoi sostenitori, secondo Basile è un uomo “falso” e “senza onore”, paragonato al traditore Gano di Maganza.

Parlando del pezzo, Basile l’ha riassunto come meglio non si potrebbe: “Questa non è una canzone, è un’invettiva alla catanese, schitta e amara, senza mezzi termini, perché con quelli che si vogliono prendere il paese i mezzi termini non servono a niente”.

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P.S. Playlist aggiornata, manca Cesare Basile che non è su Spotify. Buon ascolto e buon inizio di settembre!

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