06 aprile 2018 16:13

Gentile bibliopatologo,
come si fa a superare il senso di lutto, di perdita di qualcosa che abbiamo amato profondamente, che ci pervade quando finiamo di leggere un libro? È un senso di vuoto reale, concreto, e spesso per colmarlo non basta gettarsi anima e corpo su un altro libro, su un’altra storia, su altri personaggi da fare nostri…
–Claudio N.

Caro Claudio,
ogni settimana mi stupisco di più nell’osservare gli infiniti modi in cui la psicologia del lettore s’intreccia alla psicologia dell’amante. Successore novo vincitur omnis amor, ogni amore è vinto dal successivo, rammentava Ovidio ai cuori straziati; ed è la stessa consolazione che ci passiamo l’un l’altro fin da ragazzini ricorrendo alla formula “chiodo scaccia chiodo”. Proverbio antico, che Cicerone per primo applicò all’amore, ma che si usava anche in tutt’altri ambiti e con tutt’altri significati. Ora, il nostro problema è questo: il principio del “chiodo scaccia chiodo” vale anche per i lettori? Si può dire che “libro scaccia libro”?

Se lo prendiamo molto alla lettera non solo si può dire, ma il proverbio può ispirare perfino l’organizzazione di una libreria casalinga. In Penser/Classer, Georges Perec racconta di un suo amico che aveva deciso di porre un limite alla sua biblioteca fissando un tetto di 361 opere. Per rispettarlo, doveva “imporsi di acquisire in maniera durevole un’opera nuova X solo dopo avere eliminato (regalandola, buttandola, vendendola o usando qualsiasi altro mezzo idoneo) un’opera vecchia Z, in modo da mantenere il numero totale di opere K costante e uguale a 361”. Come puoi facilmente intuire, questo sistema presenta molti vantaggi per chi rischia il collasso del proprio spazio abitativo a causa dell’accumulazione di volumi; posso però anticiparti che il criterio, in apparenza così semplice, sfuggì poi di mano all’amico di Perec. Se vuoi sapere come andò a finire ma hai problemi di spazio, non è necessario far posto a tutto Penser/Classer (che comunque non è grosso), basta trovare uno spiraglio tra i volumi dove infilare le 36 pagine delle Brevi note sull’arte e il modo di riordinare i propri libri. E comunque, non funziona.

Ma non è questa, ovviamente, l’applicazione del “chiodo scaccia chiodo” che la tua lettera chiama in causa; piuttosto, è un’estensione letteraria degli antichi rimedi d’amore. Ebbene: il principio non vale ugualmente per tutti i libri, proprio come non vale per tutti gli amori. Un flirt letterario può scacciare un altro flirt letterario senza troppi drammi; ma la fine di un grande amore per un romanzo è una cosa seria, impone i suoi tempi di cicatrizzazione, e puoi solo aspettare che l’opera del lutto segua il suo corso. La fortuna (o la sfortuna) è che i romanzi, a differenza degli amori perduti, sono stampati in molte copie e restano sempre a tua disposizione per riletture da cima a fondo, sbirciate occasionali, furtivi ritorni di fiamma. Certo, non sarà mai la stessa cosa. Ma non sarà mai, neppure, quel che il formulario della saggezza amorosa chiama “minestra riscaldata”. Potrai dire, come alcuni dicono guardando le foto degli ex: ma come diavolo facevo a strapparmi i capelli per quel tizio o quella tizia? Ma scoprirai, se non lo hai già scoperto, che non si può leggere due volte lo stesso romanzo proprio come non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume.

Non dico che sia una scoperta piacevole, anzi: è un ritrovarsi mutati nello specchio immutabile di una pagina, è un continuo disconoscersi, un constatare nostro malgrado lo scorrere del tempo; in breve, è una preparazione letteraria alla morte. Una biblioteca privata, se attraversiamo i suoi scaffali in un’ora di malinconia, può apparirci anche come un piccolo camposanto. “Chiodo scaccia chiodo. Ma quattro chiodi fanno una croce”, annotava Cesare Pavese nei suoi ultimi giorni.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it