27 marzo 2019 12:11

Slavoj Žižek è sempre sorprendente. Si può spesso non essere d’accordo con il filosofo marxista sloveno, da molti considerato un battitore libero e un pensatore eterodosso e radicale. Ma leggendo il suo ultimo libro, Come un ladro in pieno giorno, e intervistando l’autore al festival Libri come a Roma, emerge dal suo pensiero un elemento molto interessante e non scontato, soprattutto in vista delle elezioni europee del 26 maggio: il suo fortissimo europeismo.

“In un mondo in cui le decisioni vengono prese in incontri riservati di ‘leader forti’ non c’è posto per l’Europa come la conosciamo. Ovviamente, Trump si sente più a suo agio in compagnia di leader autoritari con cui può ‘fare affari’, soprattutto se agiscono solo per conto del loro stesso stato. ‘America first’ può fare affari con ‘Cina first’ o ‘Russia first’, o il post-Brexit ‘Regno Unito first’, non con un’Europa unita. L’obiettivo di Trump è quello di fare affari economici con singoli partner che possano essere ricattati fino alla sottomissione, per cui è di estrema importanza che l’Europa agisca come un’unica forza economica e politica”, si legge nel libro.

“Perché l’Europa non piace a così tante persone nel mondo? Trump non sopporta l’Europa e neanche Steve Bannon, suo emissario in Europa, che viene regolarmente nel vecchio continente con l’obiettivo dichiarato di distruggerla. E Vladimir Putin, che in teoria si oppone a Trump, sta facendo sistematicamente lo stesso: non gli importa se destra o sinistra, sostiene l’indipendenza della Catalogna, sostiene Salvini in Italia, Le Pen in Francia e via dicendo. Solo per distruggere l’Europa”, ha aggiunto appassionato di fronte al pubblico dell’auditorium di Roma.

Sono convinto più che mai che l’Europa sia ancora un’idea incredibilmente forte

“E non potete nemmeno immaginare quanto sia serio questo odio per l’Europa all’interno della cosiddetta alternative right statunitense”. Sui siti dell’alt-right (la destra nazionalista e suprematista), che il filosofo dichiara di divertirsi perversamente a frequentare, “l’anticristo è l’Europa unita e Bruxelles è la nuova Babilonia”. In questa visione del mondo, si legge nel libro, “i veri nemici degli Stati Uniti non sono i terroristi islamici – nient’altro che burattini manipolati in gran segreto dai secolaristi europei, e cioè dalle vere forze dell’anticristo che vogliono indebolire gli Stati Uniti per stabilire un Nuovo Ordine Mondiale guidato dalle Nazioni Unite. In un certo senso, queste considerazioni sono corrette: l’Europa non è solo un altro blocco geopolitico di potere, ma una visione globale che è in definitiva incompatibile con gli Stati-nazione. Cosa impedisce dunque all’Europa di raccogliere le forze e reagire?”.

Žižek, contrariamente a molti osservatori, non considera i tempi che viviamo paragonabili agli anni trenta del novecento ma piuttosto ai primissimi anni di quel secolo. La decadenza dell’impero britannico provocava fortissime tensioni internazionali e scontri per colmare il vuoto di potere che ne derivava. Si andava inesorabilmente verso la prima guerra mondiale, senza che nessuno riuscisse a fermare questa folle corsa. Secondo lui anche oggi stiamo assistendo al declino di una potenza, gli Stati Uniti, che genera un vuoto di potere che le potenze emergenti vogliono colmare.

Per Žižek anche adesso stiamo andando verso una guerra, che scoppierà nell’arco dei prossimi dieci o al massimo vent’anni, e che bisognerebbe fermare a tutti i costi. “È talmente piena di pericoli questa nuova situazione, che si apre per l’Europa un’occasione unica: impegnarsi nella formazione di un nuovo sistema economico globale che non sarà più dominato dal dollaro americano come valuta globale”, scrive. “Nell’economia globale è guerra, dunque è tempo di misure estreme. L’Europa dovrebbe essere consapevole che non si può tornare alle condizioni esistenti prima di Trump. Per infliggere a Trump il suo giusto castigo è necessario un ordine mondiale davvero nuovo. Né la Russia né la Cina lo possono creare, sono all’interno dello stesso gioco di Trump, parlano lo stesso linguaggio dell’‘America (Russia, Cina) first’”. Lo può fare solo l’Europa, anche se spesso, purtroppo, perde le occasioni per svolgere questo ruolo fondamentale.

L’intervista del Guardian a Žižek


“Ciò che complica ulteriormente le cose è che l’Europa deve fronteggiare la sua stessa rivolta populista, innescata dalla sfiducia crescente delle persone verso la tecnocrazia di Bruxelles, vista come un centro di potere senza legittimazione democratica. Il risultato delle ultime elezioni italiane è stato che, per la prima volta in un paese occidentale sviluppato, i populisti euroscettici sono andati al potere”, si legge nel libro.

E pure una parte della sinistra europea “feticizza troppo” questa visione di Bruxelles vista come “corrotta burocrazia ed esperti finanziari fuori dalla realtà”, secondo Žižek. “Ovviamente sono molto critico nei confronti dell’establishment europeo, ma sono convinto più che mai che l’Europa sia ancora un’idea incredibilmente forte: libertà, solidarietà, diritti umani e anche una certa sicurezza sociale che viene dal welfare pubblico e così via”. “I migranti credono nell’Europa più di quanto ci crediamo noi”, dice amaramente il filosofo, che invita a considerare con benevolenza anche tutte le conquiste, definite da lui “incredibili”, delle socialdemocrazie scandinave e dell’Europa occidentale.

“Voglio essere brutale e dire una cosa che può apparire strana per qualcuno che si proclama comunista: nella storia dell’umanità c’è mai stato un così grande numero di persone che ha vissuto così relativamente libero, sicuro e protetto dal welfare come nell’Europa occidentale degli ultimi settant’anni?”. Alcuni dei nostri paesi si sono sicuramente comportati come violente potenze coloniali nel passato, e il discorso sul tema delle loro responsabilità è molto articolato e complicato, “ma quello che non amo”, spiega Žižek, “è quello che chiamo il masochismo della sinistra europea. Tante persone di sinistra si sentono così colpevoli che qualsiasi cosa succeda di male nei paesi in via di sviluppo deve per forza essere colpa del colonialismo europeo”.

“Dobbiamo quindi insistere nel rafforzare l’Europa, ovviamente su basi più di sinistra”, dice Žižek. “Mi potreste dire che questo è utopistico. E forse lo è. Ma pensiamo bene alle conseguenze: se partiti come quelli di Salvini e Le Pen prendessero il potere in gran parte dei paesi, sarà la fine dell’Europa”. La vera minaccia al vecchio continente viene proprio da quelli che si proclamano difensori dei suoi confini e della sua civiltà. “Sono gli odierni populisti anti-immigrati a essere la vera minaccia al cuore di emancipazione dell’illuminismo europeo”, scrive nel libro. “Un’Europa in cui sono al potere persone come Marine Le Pen o Geert Wilders non è più Europa”.

Žižek, che nel suo libro demolisce in modo radicale il presidente francese Emmanuel Macron e definisce “una miserabile scelta” quella proposta agli elettori francesi tra Macron e Le Pen, loda i leader più a sinistra dei partiti progressisti europei, parlando all’auditorium si fa scappare una critica a quello laburista britannico, centrata proprio sulla sua freddezza rispetto all’appartenenza all’Unione europea. “È assolutamente cruciale quindi per la sinistra europea, o per quello che ne rimane, rimanere paneuropea. Anche Jeremy Corbyn non ha ancora capito bene che fuori dell’Europa non si può contrastare il capitale internazionale da soli. E questo è il grande conflitto nella sinistra oggi”.

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