22 febbraio 2019 18:30

Oltre a essere i premi più ambiti dell’industria cinematografica statunitense, gli Oscar hanno la caratteristica di far parlare tantissimo di sé. Anche perché arrivano al termine di una lunghissima stagione che comincia a fine estate, più o meno in coincidenza con i festival di Venezia e Toronto, prosegue per tutto l’autunno e buona parte dell’inverno.

Si arriva alla fatidica notte degli Oscar informati e agguerriti. Un grande classico prodursi in pronostici sperticati, anche solo per il gusto di veder vincere il film o l’attore preferito, o per quello più perverso di essere puntualmente smentiti dagli insondabili meccanismi dell’Academy. Quindi proviamo a cercare di immaginare chi vincerà, almeno nelle categorie principali.

Miglior attore non protagonista
I favori del pronostico indicano Mahershala Ali (Green book). L’attore ha già vinto due anni fa per Moonlight, la sua carriera è in ascesa verticale e in più è forte della vittoria nella stessa categoria del Sag award, il premio cioè della Screen actors guild, e del Golden globe. Suggestiva anche l’idea di un premio ad attori non protagonisti per eccellenza come Richard E. Grant (Copia originale) o Sam Elliott (A star is born). Difficile che Sam Rockwell (Vice) ripeta la vittoria dello scorso anno (Tre manifesti) con un’interpretazione molto meno interessante. Quindi, visto che io non ci prendo mai, vincerà Adam Driver (BlacKkKlansman).

Miglior attrice non protagonista
Anche a causa del film per cui sono candidate, La favorita, è bello pensare a un duello testa a testa tra Emma Stone, alla sua seconda nomination nella categoria ma già vincitrice di un Oscar come protagonista (La la land), e Rachel Weisz, che ha vinto come non protagonista alla sua prima candidatura (The constant gardner). Volendo evitare però di fare uno sgarbo a una delle due si può andare sul sicuro con Regina King (Se la strada potesse parlare) che ha già vinto il Golden globe. Bello il ruolo di Amy Adams in Vice, ma forse non abbastanza da competere con le altre. Sarebbe curioso che vincesse Marina De Tavira (Roma) dato che in più di due ore di film praticamente non la vediamo mai in faccia. Ma l’abbiamo detto, con l’Academy non si può mai dire.

Miglior attore
Qui c’è una sfida nella sfida. Christian Bale (alla sua quarta nomination assoluta) per impersonare Dick Cheney in Vice è ingrassato venti chili. In Bohemian rhapsody Rami Malek è uguale a Freddie Mercury, canta, balla e fa le stesse mosse della pop star. E l’Academy adora sia le interpretazioni che richiedono grandi sforzi fisici sia quelle che ritraggono personaggi veramente esistiti. Bale ha già vinto un Oscar (alla sua prima nomination di quattro), in The fighter, però in quel caso era dimagrito. Tutti e due hanno vinto il Golden globe (nella categoria commedia Bale, in quella drammatica Malek) ma il Sag award è andato a Malek che quindi appare favorito. Difficile che la spuntino gli altri candidati: Bradley Cooper, Willem Dafoe e Viggo Mortensen. Peccato per Viggo e Willem, due giganti ma forse non abbastanza furbi.

Miglior attrice
La mia preferita è Melissa McCarthy, splendida reietta di Manhattan in Copia originale. Ma la concorrenza di Glenn Close (The wife) e Olivia Colman (La favorita) appare insormontabile. Come per gli attori, anche le due signore si sono divise equamente i Golden globe: commedia a Colman, film drammatico a Close che però ha vinto anche il Sag e parte con un piccolo vantaggio. Attenzione però all’outsider Yalitza Aparicio, protagonista assoluta di Roma di Alfonso Cuarón. Bisogna però capire se l’industria se la sentirà di premiare una debuttante assoluta. Secondo me no. Probabile che Lady Gaga (A star is born) si debba accontentare dell’Oscar per la miglior canzone (Shallow).

Miglior regia
La categoria della regia sembra quella dall’esito più scontato. Chi può togliere ad Alfonso Cuarón il suo secondo Oscar come miglior regista? Certo, con BlacKkKlansman, Spike Lee è apparso in grandissima forma. Anche Paweł Pawlikowski (Cold war) e Yorgos Lanthimos (La favorita) hanno buone possibilità, ma il lavoro di Cuarón sembra qualche metro avanti a tutti. L’unico che secondo me può insidiare il regista messicano è il greco Lanthimos, mentre Adam McKay (Vice) forse si dovrà accontentare dell’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Miglior film
I film candidati sono otto, ma vedo una sfida a due. Da una parte Roma, che però è candidato anche come miglior film straniero, dall’altra Green book, già vincitore del premio della Producer guild of America, il Pga award, che otto volte su dieci va allo stesso film che poi vince l’Oscar. Un’Academy ecumenica potrebbe già aver risolto il dubbio: best picture a Green book e foreign language film a Roma. Ma forse è troppo facile.

Mi piacerebbe dissezionare anche le altre categorie, ma davvero ho i miei dubbi che qualche lettore sia arrivato fino a qua. Non mi resta che augurarvi una buona notte degli Oscar e ci risentiamo lunedì mattina con i risultati.

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