06 marzo 2017 14:49

Nel nord della Nigeria, a maggioranza musulmana, in alcuni stati è in vigore la sharia, la legge islamica, e il gruppo jihadista Boko haram conduce da quasi dieci anni una guerra civile che ha fatto migliaia di morti. Questo non impedisce a un gruppo di giovani scrittrici di scrivere e pubblicare libri che sfidano molti tabù.

Sono storie di drammi familiari, alcune sono riletture della fiaba di Cenerentola (una donna povera che sposa un uomo ricco), altre sono storie più cupe che affrontano temi delicati. Sono comunque testimonianze di situazioni difficili: il matrimonio delle bambine, il commercio del sesso e la riduzione in schiavitù.

I libri sono scritti in lingua hausa, fanno parte di un genere chiamato littattafan soyayya (libri d’amore), emerso alla fine degli anni ottanta a Kano, nel nord della Nigeria. Le donne scrivono a mano, trascrivono il testo al computer e vendono privatamente i loro libri nei mercati del Sahel. A volte le autrici assumono artisti locali per disegnare la copertina e pagano la stampa di poche centinaia di copie, spiega Wired.

I romanzi sono popolari, ma non per questo è facile scriverli. A partire dal 2001 molte opere sono state censurate da un comitato creato dal governo per controllare che non siano infranti i tabù come il sesso prematrimoniale o l’amore adulterino. Malgrado gli sforzi delle autorità, però, i libri continuano a essere letti e sono sempre più popolari. Le vendite consentono alle donne un guadagno discreto ma molto utile (dai 600 ai 1.200 dollari a romanzo), aumentando il loro ruolo all’interno della comunità.

La violenza jihadista – aumentata dopo l’adesione di Boko haram al gruppo Stato islamico – ha complicato la situazione: ora non sono solo le scrittrici a temere azioni violente e a farsi più prudenti, ma anche le lettrici preferiscono nascondersi e leggere al buio.

La fotografa Glenna Gordon ha incontrato queste scrittrici nigeriane, e i suoi scatti sono stati pubblicati nel libro Diagram of the heart.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it