19 giugno 2017 17:55

La 14ª edizione del festival di La Gacilly, in Francia, è dedicata alla fotografia africana. “I fotografi occidentali spesso rappresentano il continente africano solo attraverso guerre civili, carestie e povertà. Oppure, attraverso il lato più esotico e legato alla fauna e alla natura del paese”, spiegano i curatori. “I fotografi africani invece hanno raccontato e continuano a mostrare una realtà diversa e più insolita, che è quella che vogliamo far conoscere al pubblico”, aggiungono.

Nel programma compaiono i due fotografi maliani, Seydou Keïta, considerato il padre della fotografia africana, e Malick Sidibé, soprannominato “l’occhio di Bamako”. Keïta cominciò a lavorare come ritrattista a Bamako nel 1948. Il suo lavoro, sconosciuto in occidente fino agli anni novanta, ha offerto uno sguardo privilegiato sull’alta società del suo paese. Mentre Sidibé ha raccontato la classe media, che invitava a posare in maniera naturale a spontanea nel suo studio, aperto nel 1958.

Omar Victor Diop, nato nel 1980, faceva il consulente finanziario prima di diventare un punto di riferimento per la fotografia senegalese. Mentre molti dei suoi coetanei sperano di lasciare il paese, Diop ha deciso di restare. Nei suoi ritratti riflette sul tema dell’identità, inserendo spesso se stesso nelle immagini, nel ruolo di narratore o di protagonista. E poi Aïda Muluneh, ex fotoreporter del Washington Post e fondatrice del festival di fotografia di Addis Abeba, in Etiopia, che torna nel suo paese d’origine per interrogarsi, con dei colori molto vivaci, sulla vita e sull’amore.

Tra gli altri autori esposti ci sono James Barnor, considerato il primo fotografo del Ghana; e il nigeriano Akintunde Akinleye, dell’agenzia Reuters, che presenta un lavoro sulle conseguenze ambientali delle miniere illegali sul delta del fiume Niger.

Le mostre dureranno fino al 30 settembre 2017.

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