18 marzo 2019 17:01

Robert Mapplethorpe diceva di cercare la perfezione nelle forme di ogni soggetto che ritraeva: dai nudi ai fiori, dalle architetture alle sculture. Una perfezione che si riflette nelle geometrie della composizione, e che otteneva attraverso l’armonia e l’equilibrio alla base di tutte le sue opere.

In occasione del trentesimo anniversario della morte dell’artista, la galleria Corsini di Roma, in collaborazione con la fondazione Robert Mapplethorpe di New York, presenta quarantacinque foto dell’artista dedicate alla statuaria classica, alla composizione rinascimentale, alle nature morte e ai paesaggi.

“Mapplethorpe non è mai stato alla galleria Corsini, ma senz’altro avrebbe trovato interessanti le sale ancora allestite secondo il gusto del cardinale Neri (1685 – 1770), il creatore della collezione che visse in questo appartamento dal 1738 alla morte”, scrive la curatrice Flaminia Gennari Santori, che ha voluto creare un dialogo tra gli spazi, le opere di Mapplethorpe e i visitatori.

Tra le opere esposte ci sono Apollo e Italian devil dove si percepisce l’unione tra scultura e fotografia, e il tentativo dell’artista di fondere i due mezzi: “Se fossi nato uno o duecento anni fa, avrei potuto essere uno scultore, ma la fotografia è un modo molto veloce per vedere, per fare scultura”, diceva. E poi l’autoritratto, scattato nel 1988, un anno prima della sua morte, dove il volto esce da un fondo nero, e sembra quasi scolpito.

La mostra Robert Mapplethorpe. L’obiettivo sensibile durerà fino al 30 giugno.

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