22 marzo 2020 14:23

Le immagini dei migranti nel periodo della grande depressione nelle zone rurali degli Stati Uniti hanno reso Dorothea Lange una delle fotografe più famose del ventesimo secolo. “Ma la sua foto Migrant mother e le altre realizzate per la Farm Security Administration rappresentano solo una parte dell’immenso lavoro che Lange realizzò nel corso della sua vita”, dice l’artista e fotografa statunitense Sam Contis.

Per due anni Contis ha visionato e studiato l’archivio di Dorothea Lange conservato nel museo di Oakland, in California, e poi le ha raccolte nel libro Day sleeper, appena uscito per la casa editrice Mack. Contis ha avuto accesso a 25mila negativi e seimila stampe d’epoca, oltre a lettere, appunti e altri oggetti personali di Lange.

Il titolo del libro è ispirato a una foto che Lange realizzò a un cartello appeso su un rimorchio, dove gli operai di un cantiere potevano fare una pausa fra i turni di lavoro. Ma si riferisce anche alle tante foto di persone che dormono, che Contis ha trovato nell’archivio di Lange. L’artista non ha seguito un ordine cronologico e a volte ha omesso le didascalie per estrarre le immagini dal loro contesto e “creare dei rimandi visuali con altre, scattate in luoghi completamente diversi”.

Molte delle fotografie scelte da Contis sono dettagli di corpi, come mani, volti e toraci. I soggetti sono spesso donne, che riposano o dormono, e ci sono anche ritratti fatti in studio e street photography, scattate nei primi anni della sua carriera.

“Il suo modo di mostrare ed evocare il corpo umano, spesso in forma frammentata, rivela il passato doloroso di Lange, che quando aveva sette anni contrasse la polio”, ha scritto Sean O’Hagan sul Guardian, che ricorda il modo in cui la fotografa parlava della sua malattia: “Mi ha formato, guidato, istruito, aiutato e umiliato. Non l’ho mai superato e sono consapevole della sua forza e del suo potere”.

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