18 marzo 2022 16:07

C’è Rome, una città nello stato di New York, e Rome, in Georgia. Il nome della capitale italiana ricorre molte volte nella toponomastica degli Stati Uniti, a ricordarci come questo paese sia il risultato di colonizzazioni e migrazioni.

Alle due Rome statunitensi, le più grandi per estensione nel paese, sono state anche donate delle copie di bronzo della Lupa capitolina: nel 1929 da Benito Mussolini alla Georgia e nel 1956 da Alfonso Felici, un reduce della seconda guerra mondiale, a New York.

Viaggiando negli Stati Uniti il fotografo Paolo Di Lucente ha scoperto l’esistenza di queste città, che nulla hanno in comune con l’originale. Nasce così l’idea per il suo ultimo progetto Rome, pubblicato lo scorso febbraio da Veii.

Le Rome che racconta Di Lucente fanno parte di una mappatura volutamente non documentaristica, senza didascalie, perché è meglio smarrirsi piuttosto che cercare delle somiglianze. Le strade, i negozi e le case che fotografa sono tipiche di quelle città statunitensi che non hanno un patrimonio storico rilevante e hanno costruito da zero architetture neoclassiche, colonnati e colossei accanto ad alberghi e stazioni di servizio.

L’assenza dell’originale attraversa come un fantasma le pagine del libro, in cui si susseguono analogie visive ed equivoci, in un viaggio on the road tra interpretazioni e copie non conformi dove il mito americano incontra la Roma imperiale.

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