I ricchi di Los Angeles alzano le barricate

Di solito così lontana dal trambusto dell’attualità, con i suoi giardini perfetti e il passeggio di lusso, Beverly Hills è invece oggi lo specchio di una città sospesa nell’ansia del risultato elettorale. “Gli Stati Uniti rappresentano la democrazia: tutto questo è un cattivo esempio per il mondo intero” dice Javier Rojas, un giornalista che si aggira come un fantasma tra le vetrine di Rodeo drive coperte da pannelli di compensato. Solo la stampa può accedere alla strada famosa per le boutique di alta moda, che la polizia ha isolato con il nastro giallo e con transenne di cemento. “Ma dove siamo andati a finire? Questa è la mia città, una delle più democratiche e libere in un paese democratico e libero. Vederla così fa venire i brividi”, scuote la testa un giovane con cagnolino e caffè in mano, che osserva da oltre le barriere e non vuole lasciare il suo nome.

È una cosa inedita, ma che oggi si ripete molte volte: i passanti e chi manifesta non gradiscono le interviste o comunque si rifiutano di lasciare nome e cognome. “Preferirei di no, visti i tempi”, dice l’operaio che sta montando delle telecamere di sorveglianza aggiuntive in mezzo alla strada. Spiega: “Dopo che a maggio i manifestanti hanno fatto irruzione nei negozi di Rodeo drive, i commercianti si sono organizzati per tempo”. La loro strategia non è del tutto incomprensibile.

Il 2020 è stato difficile in tutto il mondo, ma negli Stati Uniti la pandemia ha fatto crescere la tensione più che altrove. L’inizio della primavera è stato segnato dalle manifestazioni di chi pretendeva di mettere fine ai lockdown, armi e bandiere in mano. L’uccisione di George Floyd a maggio ha di nuovo ferito e spaccato il paese. A parte alcuni episodi di saccheggi nei negozi, le proteste pacifiche di Black Lives Matter sono andate avanti per mesi, così come le esternazioni di estremisti di destra che cercavano di metterle a tacere, a volte con il fucile sotto braccio. A tutto questo a Los Angeles si aggiungono gli scontri violenti delle scorse settimane tra polizia e tifosi dei Los Angeles Lakers e poi dei Dodgers, che stavano festeggiando la vittoria nel campionato della loro squadra senza rispettare le regole sanitarie. Anche per questo accumulo di scontri e violenze, i sostenitori di Trump riuniti nei paraggi fanno riferimento al fatto che il presidente in carica sarebbe l’uomo della legge e dell’ordine, “law and order”.

Il mantra è sempre lo stesso: “Tasse basse, ordine sociale, pugno di ferro contro i violenti”, dicono quasi in coro un uomo e una donna che sventolano una bandiera a stelle e strisce e una su cui è scritto TRUMP 2020. “I violenti sono quelli di Blm e gli Antifa. Quelli si divertono a spaccare vetrine”. Le macchine che passano suonano il clacson in segno di sostegno: sono auto di lusso, ma spesso anche pick up con attrezzi da giardinaggio nel cassone e guidati da un ispanico. Sono appena le 12.30 del giorno della verità: alle otto di sera si chiuderanno le urne anche qui.

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