I governi europei mostrano una chiara mancanza di coordinamento nell’affrontare la pandemia di covid-19. È stato così dal primo giorno ed è ancora evidente in questa fase segnata dall’emergere di nuovi focolai. Quando si tratta di stabilire una strategia e imporre limiti alla circolazione delle persone, ogni stato procede per conto suo. Visti i differenti risultati nella lotta contro il virus, alcuni governi vogliono proteggersi introducendo restrizioni agli spostamenti. Questa tendenza potrebbe rafforzarsi con l’arrivo dell’autunno, e la Commissione europea teme che si possa arrivare alla chiusura delle frontiere. Uno scenario simile avrebbe gravi effetti sull’economa europea. La Commissione ha invitato i governi ad adottare misure di quarantena e fare test obbligatori ai viaggiatori invece di chiudere i confini, e consiglia di non concentrarsi solo sul numero di contagi, ma anche sulle modalità con cui ogni paese svolge i test, sul loro numero e sul tasso di positività. Ma quelle della Commissione sono solo raccomandazioni. Il rischio di una nuova emergenza sanitaria esige che sia convocato un consiglio straordinario dei ministri della salute europei, per uniformare i criteri e adottare una strategia comune. In questo modo si potrebbe presentare ai cittadini e alle aziende di tutta Europa un piano chiaro e affidabile. Di sicuro bisognerà evitare di ripetere la risposta caotica a cui abbiamo assistito durante la prima fase della pandemia. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1372 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati