La maggior parte delle malattie che un tempo decimavano i bambini è stata sconfitta dai vaccini. La malaria fa eccezione: nel 2020 ha ucciso 640mila persone, soprattutto bambini africani sotto i cinque anni. Gli scienziati cercano da tempo di trovare una soluzione. Il primo vaccino è stato testato negli anni quaranta del novecento e, da allora, ne sono stati sviluppati più di cento.

Il problema è che il parassita della malaria, diffuso dalle punture di zanzara, è più complesso dei virus. Il primo vaccino efficace è stato l’Rts,s della GlaxoSmithKline. Approvato dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2021, previene però solo il 44 per cento dei casi nei bambini piccoli. Ora i risultati di un nuovo vaccino dell’università di Oxford, pubblicati sulla rivista The Lancet Infectious Diseases, mostrano notevoli passi avanti. Chiamato R21, il vaccino sfrutta un adiuvante (sostanza che favorisce la risposta immunitaria a un vaccino), il Matrix-m, che è stato creato dall’azienda biotecnologica statunitense Novavax per il covid-19.

Angelo Monne

Dosi di adiuvante

La sperimentazione clinica, che ha coinvolto 450 bambini di età compresa tra i cinque e i diciassette mesi, è stata condotta in Burkina Faso, dove ogni anno quasi metà della popolazione è contagiata dalla malaria. A un primo gruppo è stato somministrato il vaccino con una dose di adiuvante più bassa, a un secondo il vaccino con una dose di adiuvante più alta e al terzo, il gruppo di controllo, il vaccino antirabbico. Tutti hanno ricevuto un ciclo vaccinale di tre iniezioni, una ogni quattro settimane, e il richiamo un anno dopo, e sono stati monitorati costantemente.

L’efficacia del vaccino con la dose più alta di adiuvante è stata dell’80 per cento e quella con la dose più bassa del 71 per cento. Il richiamo ha allungato da dodici a ventiquattro mesi l’efficacia del ciclo primario, cosa molto importante perché, come già visto per altri vaccini antimalarici, gli anticorpi tendono a ridursi, con conseguenze negative sul livello di protezione. Il richiamo ha riportato gli anticorpi ai valori raggiunti ventotto giorni dopo il completamento del ciclo primario. Non è ancora chiaro se per mantenere l’immunità serviranno ulteriori richiami.

Da sapere
L’età delle vittime
Morti per malaria nel mondo, per fascia d’età, migliaia di persone (fonte: ourworldindata.org)

Non è facile confrontare l’efficacia dell’R21 con quella dell’Rts,s. La sperimentazione del primo è stata condotta in un paese in cui la malaria è stagionale, e i bambini hanno ricevuto le dosi in anticipo. Quella dell’Rts,s, invece, è stata condotta in più paesi africani, alcuni dei quali hanno contagi tutto l’anno. In questi paesi i bambini vaccinati possono essere punti dalle zanzare che trasmettono la malaria prima di sviluppare gli anticorpi o quando questi si sono ridotti, e la vaccinazione potrebbe risultare meno efficace. È ancora presto quindi per valutare l’effettiva superiorità del vaccino di Oxford.

Al momento il reale vantaggio del vaccino R21 consiste nella sua disponibilità. Il Serum institute of India, che collabora con l’università britannica, è in grado infatti di produrre fino a duecento milioni di dosi all’anno, molte più dei diciotto milioni a triennio della GlaxoSmithKline. Inoltre, l’R21 dovrebbe essere più economico perché usa una quantità inferiore di un ingrediente fondamentale, la proteina “vettore” dell’epatite B. Se non ci saranno problemi nell’ultima fase della sperimentazione, la somministrazione del vaccino comincerà già nel 2023. La malaria potrebbe avere i giorni contati. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1478 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati