Le uniche vittorie di Vladimir Putin sono propagandistiche. I suoi successi sono terribili e sanguinosi, dato che consistono nel vendicare le sconfitte militari bombardando civili inermi. Oppure retorici, come i festeggiamenti per l’annessione di quattro regioni ucraine, proprio mentre le truppe russe si ritiravano di fronte alla controffensiva di Kiev. Il presidente russo è un maestro solo nell’arte dell’intimidazione. Ha dato prova di essere un pessimo comandante militare e ha mostrato scarse capacità politiche e diplomatiche nella goffa gestione internazionale del conflitto. Ci sono seri dubbi sull’efficacia della mobilitazione, che finora ha coinvolto meno persone di quante ne siano fuggite all’estero. Anche le minacce nucleari del Cremlino danneggiano il sostegno alla sua causa, ormai vista con sospetto anche dai paesi più vicini alle sue posizioni antioccidentali. Più preoccupanti sono i presunti attacchi al gasdotto Nord Stream, che vogliono dimostrare non solo la fragilità delle forniture energetiche all’Europa, ma anche l’abilità della Russia nella guerra ibrida. Queste azioni sono il preludio al temuto attacco nucleare, che gli amici più sanguinari di Putin stanno già sollecitando.

Il bilancio catastrofico dell’invasione non lascia presagire una fine rapida del conflitto. Con il rubinetto del gas in una mano e la minaccia nucleare nell’altra, quest’inverno Putin cercherà di seminare discordia nel campo occidentale. Dopo aver dichiarato l’annessione delle regioni, punterà a rompere il fronte degli alleati per costringere l’Ucraina a cedere quei territori in cambio della pace. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskij ha già risposto in modo implicito, presentando la richiesta di adesione alla Nato. Ma per ottenerla serve il consenso di tutti i paesi dell’alleanza, impossibile nelle attuali condizioni di guerra aperta.

Nessuno può chiedere a Kiev di cedere un centimetro del suo territorio, neanche la penisola di Crimea. Qualsiasi decisione in merito spetta esclusivamente al governo ucraino, in cambio di garanzie di sicurezza più solide che prevengano altre aggressioni russe. Quest’obiettivo può essere raggiunto solo con una clausola di difesa reciproca simile all’articolo 5 della Nato. Il precedente del Memorandum di Budapest, che garantiva l’integrità territoriale in cambio del suo disarmo nucleare, sottoscritto nel 1994 e poi violato dalla Russia dal 2014, è la prova che l’Ucraina ha bisogno di tutto il sostegno dei suoi alleati. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati