Nel gennaio 2020 nel mercato Huanan di Wuhan, in Cina, c’erano molti animali e c’era anche il sars-cov-2, il virus del covid-19. Ora uno studio condotto dai ricercatori del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, pubblicato su Nature, conferma l’esistenza di campioni con tracce genetiche di animali selvatici e del virus. I ricercatori hanno analizzato quasi mille tamponi prelevati, dopo la chiusura del mercato, da superfici varie, animali selvatici e randagi, frigoriferi, contenitori e perfino da una vasca per i pesci. I risultati fanno pensare che il virus, proveniente dai pipistrelli, sia stato trasmesso a un altro animale, forse un cane procione, per passare poi agli esseri umani. Ma non ci sono prove certe dell’origine animale del virus. Rimane quindi in piedi l’ipotesi, considerata meno probabile, che il virus possa essere fuoriuscito accidentalmente da un laboratorio scientifico di Wuhan. La presenza nei campioni di materiale genetico di panda solleva dei dubbi sulla qualità dei dati usati per lo studio, perché l’animale, protetto nel paese, non poteva trovarsi al mercato. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1507 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati