Nelle interviste George Saunders appare come un uomo normale e riflessivo, un buddista praticante che cerca sempre di essere gentile. Tuttavia, passa una parte della sua giornata di scrittura a immaginare modi complessi e originali per punire i personaggi che ha creato. Sono persone intrappolate nella loro stessa follia o nei sogni dell’ipercapitalismo. A volte sono anche rinchiuse sottoterra o sospese in modo bizzarro. “Sospese” qui non significa solo “esistenti tra uno stato e l’altro”, anche se potrebbero esserlo. Significa appese e lasciate penzolare, come marionette abbandonate. In questa nuova raccolta, il racconto che dà il titolo al volume, Giorno della liberazione, esplora un concetto simile. Il narratore è inchiodato su un non meglio specificato “muro” in attesa di diventare una voce orchestrata in un concerto serale diretto dal suo padrone. Al lettore non viene spiegato molto di più e, tuttavia, comprendiamo profondamente il senso di sospensione, di sonno vigile o di morte apparente che questo coro di schiavi senza memoria può rappresentare. I personaggi di Saunders sono contenti nelle loro difficoltà, almeno all’inizio. In Ghoul sono figuranti in un enorme parco a tema innamorati del loro stupido lavoro. Questi prigionieri felici sopportano allegre umiliazioni mentre brandiscono stravaganti oggetti di scena e, come in altre storie, sono coraggiosi, fiduciosi e immensamente ansiosi di compiacere. Il loro creatore sottopone queste persone amabili e ansiose a cadute e disastri per mostrarci vite rese assurde dalla negazione. Il risultato è tanto tragico quanto spensierato. Anche inchiodati a un muro e con i loro ricordi cancellati, sono così orgogliosi e assetati di automiglioramento che si potrebbe definirli come i migliori cittadini americani possibili. Saunders inventa queste incredibili prigioni per ricordare al lettore le varie prigioni – economiche, psicologiche e spirituali – che costruiamo attorno a noi stessi. I personaggi di questi nove racconti non trovano redenzione o salvezza. L’allusione è tutta nel titolo: queste storie parlano di liberazione. Nel racconto La festa della mamma un personaggio muore proprio lì sulla pagina, e trova sollievo e conforto nell’idea che ora può, finalmente, smettere di essere chi è. Anne Enright, The Guardian
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati