Il processo per diffamazione che ha coinvolto gli attori Johnny Depp e Amber Heard è stato uno spettacolo sconcertante, triste e poco edificante, dal primo all’ultimo momento. Ora che la giuria ha finalmente emesso il verdetto (a favore di Depp su tutti i punti sollevati e a favore di Heard solo su uno) è evidente che la confusione era il vero obiettivo fin dall’inizio. Perché Depp, dopo aver perso una causa simile nel Regno Unito, ha insistito per tornare in tribunale? Un processo pubblico, in cui si sarebbe inevitabilmente riparlato dei suoi presunti abusi fisici, sessuali ed emotivi (oltre che del suo uso di alcol e droghe), di sicuro non avrebbe mai potuto aiutarlo a rifarsi una reputazione. Heard, l’ex moglie, sperava invece che il mondo potesse conoscere i dettagli del tormento che l’aveva portata a definirsi – in un articolo pubblicato sul Washington Post nel 2018 e che è stato all’origine del processo – “una figura pubblica simbolo della violenza domestica”.

La verità è che Johnny Depp aveva vinto prima ancora che arrivasse la sentenza. Quello che a molti sembrava un caso piuttosto semplice di violenza domestica, infatti, si è presto trasformato in un melodramma in cui il torto era “da entrambe le parti”. Il fatto che la vittoria parziale di Heard (che non riguarda parole pronunciate da Depp ma dal suo ex avvocato Adam Waldman) possa essere interpretata in quest’ottica dimostra fino a che punto l’ambiguità ha sempre fatto il gioco dell’attore. Come ha scritto un lettore commentando un articolo del New York Times, “ogni relazione ha i suoi problemi”. La vita è complicata. Forse entrambi erano violenti. Chi può dire cosa sia successo davvero? Il giornalismo giudiziario cerca di dare un senso all’indeterminatezza. E così ci siamo ritrovati nel campo del “la parola di lui contro quella di lei”.

Ma ormai dovremmo aver capito che questa formula è una finzione ideologica, e che le donne che subiscono violenza domestica e sessuale hanno molte più difficoltà a farsi ascoltare rispetto ai loro aggressori. Con questo non voglio sostenere che le donne dicano sempre la verità e che gli uomini siano sempre colpevoli, né negare che un giusto processo sia la base del sistema giudiziario. Ma resta il fatto che Depp e Heard non erano coinvolti in un processo penale. Era una causa civile che doveva stabilire il danno alla reputazione di cui i due attori si accusavano a vicenda. Questo significa che il procedimento si è basato poco sui fatti e molto sulle simpatie.

In questo senso Depp poteva contare su un netto vantaggio. Non è un attore migliore di Heard, ma la testimonianza della donna è stata criticata più duramente. Depp è più conosciuto, è più famoso ed è sotto i riflettori da più tempo. Ha portato con sé in tribunale i personaggi dei suoi film, una banda di adorabili canaglie, artisti incompresi e ribelli spiantati: Edward mani di forbice, Jack Sparrow, Hunter S. Thompson, Gilbert Grape.

Nel corso degli anni abbiamo scoperto che può essere malizioso e lunatico, ma non ci è mai sembrato minaccioso. Lo abbiamo visto crescere, dall’amabile ragazzino del film I quattro della scuola di polizia al vecchio lupo di mare della serie Pirati dei Caraibi. I suoi “peccatucci” commessi lontano dallo schermo (l’alcol, le droghe) sono stati semplicemente un effetto collaterale della popolarità, un elemento che fa parte del mondo di Hollywood fin dall’epoca del cinema muto.

Dal 2016 l’estrema destra si è specializzata nella misoginia mirata

Nella sua testimonianza Depp ha confessato alcuni comportamenti deprecabili, ma anche in quel caso è stata una recita per ottenere supporto, intrisa del fascino e dell’eleganza che non vedeva l’ora di sfoggiare. Il fatto che l’attore sia stato dipinto come un uomo incapace di controllare il suo carattere irascibile e le sue voglie ha aumentato la sua credibilità agli occhi di chi seguiva il processo sui social network. Al contrario, la credibilità di Heard diminuiva dopo ogni lacrima e dopo ogni gesto. L’opinione pubblica non vedeva l’ora di accettare Depp come uomo imperfetto e vulnerabile e allo stesso tempo di considerare Heard una persona mostruosa.

Sbruffoni e paladini

Questo semplicemente perché Johnny Depp è un uomo. La celebrità e la mascolinità conferiscono vantaggi che si rafforzano a vicenda. Gli uomini famosi – atleti, attori, musicisti, politici – diventano tali in parte perché rappresentano ciò che gli uomini comuni vorrebbero essere. Difenderli è un modo per proteggere e rafforzare noi stessi. Vogliamo essere cattivi ragazzi, vogliamo infrangere le regole e farla franca. Il presunto diritto dell’uomo famoso alla gratificazione sessuale è qualcosa che molti di noi non approvano, eppure raramente lo mettiamo in discussione. Gli uomini fanno quello che vogliono, anche nei loro rapporti con le donne. Chi si oppone a questa realtà è accusato di essere un progressista woke (cioè dogmatico e intollerante), di tradire il suo genere o di essere invidioso.

Naturalmente ci sono delle eccezioni. Dopo la nascita del movimento femminista #MeToo alcuni uomini sono finiti in carcere, hanno perso il lavoro o sono caduti in disgrazia a causa del modo in cui avevano trattato le donne. La rovinosa caduta di alcuni potenti – il produttore cinematografico Harvey Weinstein, l’imprenditore Leslie Moonves, il presentatore tv Matt Lauer – è stata spesso considerata la prova di un cambiamento dello status quo che fino a quel momento aveva protetto e celebrato i predatori, gli stupratori e i molestatori. Ma a distanza di qualche anno sembra evidente che quelle persone sono semplicemente state sacrificate, non per mettere fine a un sistema di dominio ma per preservarlo. Subito dopo l’inizio della presunta resa dei conti, molte persone hanno cominciato a dire che ci si era spinti troppo oltre, si stavano ignorando sfumature importanti e si stavano infliggendo punizioni eccessive.

Questa reazione si è inserita in un discorso più ampio sulla cosiddetta cultura della cancellazione, che spesso si concentra sulle parole più che sui comportamenti. Oggi chi si espone contro il razzismo e le molestie sessuali o contro opinioni discutibili è accusato di voler “cancellare”. Personaggi inquietanti sono trattati come martiri, qualsiasi sbruffone può diventare paladino della libertà d’espressione. In tv e nel mondo dell’editoria uomini ricchi e famosi ma senza particolari meriti possono ergersi a vittime.

È esattamente quello che ha fatto Johnny Depp. L’attore ha accusato Heard di avergli fatto cose orribili quando erano insieme e durante la separazione, ma la causa non riguardava questi comportamenti. Il tema del processo erano le parole che Heard aveva usato nell’articolo uscito sul Washington Post, tra l’altro senza mai citare direttamente Depp. In una frase che la giuria ha considerato falsa e calunniosa, Heard aveva scritto di sentire “la potenza della collera della nostra cultura nei confronti delle donne che decidono di farsi avanti”. Di sicuro anche durante il processo l’ha percepita.

Da sapere
Le origini del processo

◆ Il 1 giugno 2022 l’attore statunitense Johnny Depp ha vinto il processo per diffamazione contro l’ex moglie, l’attrice Amber Heard. La giuria del tribunale di Fairfax, in Virginia, ha ordinato a Heard di versare a Depp un risarcimento di 15 milioni di dollari per i danni arrecati. Depp invece dovrà risarcire Heard con due milioni di dollari per la diffamazione portata avanti dal suo ex avvocato. Il processo era cominciato quando Depp aveva accusato Heard di averlo diffamato scrivendo nel 2018 un commento sul Washington Post. Nell’articolo, in cui Depp non era mai citato, Heard si definiva “un personaggio pubblico simbolo di violenza domestica”. Secondo Depp, l’articolo ha rovinato la sua reputazione e la sua carriera di attore. Reuters


La misoginia è il fulcro della rabbia politica e delle disfunzioni sociali negli Stati Uniti. I collegamenti tra la violenza domestica e le stragi con armi da fuoco sono inquietanti e ben documentati, ma raramente sono citati nei dibattiti sulla prevenzione e le misure da attuare. Sui social network orde di utenti si accaniscono contro le donne con particolare frequenza e ferocia, spesso facendo passare i loro attacchi per lamentele legittime. Gamergate, una campagna contro alcune donne che avevano scritto della cultura dei video­giochi, fu portata avanti da uomini che dicevano di voler difendere “l’etica nel giornalismo”. Dal 2016 l’estrema destra si è specializzata nella misoginia mirata. Le bande di utenti di TikTok che hanno attaccato Amber Heard nei mesi scorsi hanno preso ispirazione da loro.

La vittoria di Depp è anche la vittoria di tutte queste persone. La rabbia degli uomini che recriminano senza sosta ha trovato espressione nella vicenda di un divo del cinema di 58 anni che sarebbe stato umiliato dall’ex moglie di 36 anni.

Ma io mi chiedo: gli uomini stanno bene? È un dubbio sincero. Il miscuglio di autocommiserazione, vanità, irascibilità e arroganza mostrato da Depp in tribunale rappresenta davvero il modo in cui vogliamo vedere noi stessi e i nostri figli? È una domanda retorica. La risposta è sì.

Ora che il processo si è concluso troveremo nuovi spazi in cui sfoggiare la nostra ambiguità, nuovi contesti in cui l’incertezza potrà essere usata come alibi per la solita, vecchia e ripetitiva crudeltà. In alcuni ambienti Johnny Depp è considerato un eroe. Ma la sua vittoria si estende anche a tutti quelli che si sentiranno turbati dalla sentenza e poi passeranno oltre. Alcuni di noi potrebbero perfino provare un sussulto di fastidio guardando film come Pirati dei Caraibi o Donnie Brasco, ma probabilmente lo supereranno subito. Sono dei bei film, non possono certo essere cancellati dalla memoria collettiva. Non è successo con Louis C.K., con Woody Allen, con Michael Jackson o con Mel Gibson. Non è successo nemmeno con Bill Cosby. Alcuni di loro sono stati processati. Alcuni sono stati colpiti dalla censura e dal disonore. Ma restano ben presenti nel tessuto culturale, così come il loro comportamento.

Anche se forse non dimenticheremo mai del tutto quello che hanno fatto, quasi sempre li perdoniamo. Però, almeno, cerchiamo di parlarci chiaro sul significato di tutto questo: vuol dire che il benessere e gli interessi degli uomini, soprattutto di quelli famosi, valgono più della sicurezza e della dignità delle donne, anche di quelle famose. ◆ as

A.O. Scott è il critico cinematografico del New York Times. In Italia ha pubblicato Elogio alla critica (Il Saggiatore 2017).

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Questo articolo è uscito sul numero 1464 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati