Lo confesso: appartengo a quella categoria di clienti esasperanti, in apparenza disprezzati dai commercianti italiani, che pagano con la carta anche un cappuccino da 1,7 euro. Per questo non condividevo la proposta della presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni, che consentiva ai commerciati di pretendere i contanti per i pagamenti fino a sessanta euro. Una soglia più alta della media delle transazioni digitali in Italia, 47 euro.

Dopo che la Commissione europea ha detto che così non si combatte l’evasione fiscale, Meloni ha abbandonato l’idea. I consumatori italiani saranno liberi, e io con loro, di pagare tutto con la carta. Dal gelato al panino.

Mi sono trasferita in Italia dall’India un anno fa e conosco bene i meccanismi delle economie basate sul contante. A Delhi ero sempre in coda al bancomat per prelevare banconote quasi per ogni acquisto, dalla verdura ai taxi, compreso, a volte, l’affitto dell’appartamento.

C’era anche chi prelevava con più carte alla volta. Nel 2016 il primo ministro indiano Narendra Modi ha cercato di curare la dipendenza dai contanti con una terapia d’urto: decidendo da un giorno all’altro che non si poteva più usare l’86 per cento della valuta indiana in circolazione. L’esperimento eccentrico, che ha costretto gli indiani a fare la fila per settimane davanti alle banche per cambiare i tagli di banconote non più validi, è stato spiegato come un attacco all’economia sommersa e un salto nell’era digitale. Ma molti commercianti indiani hanno continuato a imporre un supplemento del 2 per cento a chi pagava con una carta. Oggi il rapporto tra il contante e il pil dell’India è di circa il 14 per cento, lo stesso che c’era prima del provvedimento del 2016.

Dopo aver trascorso tanto tempo a gestire il contante, mi sono appassionata subito alla facilità dei pagamenti digitali qui a Roma: bar, alimentari e ristoranti accettano la mia carta senza fare domande. A parte alcune eccezioni: un’amica statunitense è arrivata dall’aeroporto con un taxi che ha rifiutato con rabbia la sua carta di credito, costringendomi a cercare dei contanti per pagare la corsa. Molti italiani stanno scoprendo la comodità dei pagamenti digitali. L’uso di banconote e monete è in calo in tutta Europa: uno studio della Banca centrale europea (Bce) afferma che oggi i pagamenti in contanti rappresentano il 59 per cento degli acquisti, contro il 79 per cento del 2016.

Nascosti al fisco

Gli italiani usano il contante per circa il 69 per cento dei loro acquisti, una percentuale più alta rispetto alla media dell’eurozona, ma comunque più bassa del 13 punti percentuali rispetto al 2019. Secondo uno studio della Bce, il 58 per cento dei consumatori italiani preferisce i pagamenti digitali, contro il 18 per cento che preferisce i contanti. Ma l’entusiasmo per le transazioni digitali non è condiviso dai commercianti, che si lamentano delle alte commissioni bancarie su questi pagamenti. Inoltre i contanti sono molto più facili da nascondere all’agenzia delle entrate. Dalla metà del 2022 chi rifiuta un pagamento digitale può ricevere un multa di trenta euro, più il 4 per cento del valore della transazione. Secondo gli analisti è più un messaggio sulle priorità del governo che una minaccia reale.

Quando Meloni ha proposto di eliminare la multa per le transazioni “di basso valore”, ho avuto una visione inquietante del futuro. A Bressanone un caffè di lusso ha esposto un cartello per chiedere “solo contanti” sotto i sessanta euro. Il proprietario ha dichiarato a un giornale locale che i clienti senza soldi in tasca non dovrebbero neanche prendersi la briga di entrare. Molti imprenditori hanno applaudito. Immagino che Meloni, mai stata grande fan delle banche, volesse schierarsi con i commercianti e contro il grande capitale. Ma l’Italia, con le sue precarie finanze pubbliche, non può permettersi di favorire le attività economiche in nero. Meloni è stata pragmatica. E anch’io sto cercando di non fare troppa pressione sui negozianti del mio quartiere. Ora, quando pago un caffè, cerco nella borsa una moneta da due euro e la lascio cadere nella mano del barista. ◆ bt

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Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati