Isabella Puttilli, 74 anni, viso e vestiti sporchi di fango, ricaccia indietro il suo dolore mentre si muove tra quel che resta della sua casa. L’abitazione è una delle decine danneggiate gravemente dall’alluvione che ha colpito le Marche il 15 settembre. “Ho perso tutto”, racconta Puttilli. “Provviste, mobili. Devo buttare via ogni cosa”. Viene sopraffatta dalle emozioni quando entra in camera da letto, dove al muro è appesa una foto che la ritrae insieme al marito, morto sette anni fa. Fu scattata nel giorno del loro matrimonio. “Amava la musica, aveva più di duecento dischi. Sono tutti distrutti. Erano oggetti preziosi che non riavrò più indietro”.

Puttilli abita a Pianello di Ostra, un paese di poco meno di ottocento persone. Lì vivevano anche cinque delle undici vittime e i due dispersi (dato aggiornato al 21 settembre) dell’alluvione. Tra le persone morte ci sono Giuseppe Tisba, 65 anni, e suo figlio Andrea, di 25.

Stavano cercando di spostare l’auto da un garage sotterraneo quando il fiume Misa, che scorre a poche centinaia di metri dal loro palazzo, ha rotto gli argini. L’acqua li ha intrappolati all’interno. Il loro vicino di casa Diego Chiappetti, 51 anni, ha perso la vita nello stesso modo.

Le altre vittime di Pianello di Ostra sono Enaji Mohamed, 41 anni, e Ferdinando Olivi, ottant’anni, il cui nipote ha lanciato una richiesta d’aiuto su Face­book mentre la pioggia battente stava quasi spazzando via il paese.

Nessuno andrà a votare

“Ferdinando gestiva un’autoscuola. Era stato il mio istruttore”, racconta Pietro, davanti alla sua casa, mentre le ruspe spianano una montagna di detriti e mobili distrutti. “L’intero paese è in lutto. Qui ci conosciamo tutti”.

Isabella Puttilli, nella sua casa a Pianello di Ostra (Ancona) (Roberto Salomone)

Quello del 15 settembre è stato il peggior temporale che si è abbattuto sulle Marche dal 2014. Nell’arco di nove ore sono caduti 420 millimetri di pioggia, un terzo della media annuale. Anche il capoluogo Ancona e le aree circostanti sono state duramente colpite dall’alluvione, così come Senigallia.

Le piogge, per cui molti hanno usato le parole “tsunami” e “apocalisse”, hanno trasformato le strade in fiumi, ribaltato auto e sradicato alberi. Le due persone che mancano ancora all’appello sono Mattia Luconi, un bambino di otto anni che la madre non è riuscita a trattenere mentre insieme cercavano di uscire dalla macchina, e una donna di 56 anni.

Gli abitanti delle Marche affrontano le conseguenze dell’alluvione, e a pochi giorni dalle elezioni legislative del 25 settembre cresce la loro rabbia, soprattutto nei confronti dei politici. “Con questo disastro nessuno andrà a votare”, prevede Anna Rita Camerucci, mentre toglie dal fango alcuni documenti all’interno della sua casa distrutta. “Di sicuro io non ci andrò. Le persone sono arrabbiate. Non c’è stato nessun avvertimento, nessuna preparazione”.

Poca prevenzione

L’Italia è molto esposta agli effetti del cambiamento climatico. Gli eventi estremi sono sempre più frequenti. Ad agosto del 2021 le temperature hanno toccato i 48,8 gradi, superando il record europeo. Dopo un inverno mite, con precipitazioni piovose e nevose inferiori alla media, quest’estate ha portato la siccità, nel contesto di un’ondata di calore prolungata. All’inizio di luglio undici persone sono morte investite da una valanga, quando una parte del ghiacciaio sul versante nord della Marmolada, sulle Dolomiti, si è staccato.

In estate i mari che circondano l’Italia hanno fatto registrare una temperatura di cinque gradi superiore alla media.

Da sapere
I paesi più colpiti dall’alluvione

“È possibile che il mare straordinariamente caldo abbia alimentato questa tempesta”, spiega Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana. Eppure fino al 16 settembre, quando il segretario del Partito democratico (Pd) Enrico Letta ha chiesto perché la lotta contro la crisi climatica non fosse la priorità, l’argomento era stato sostanzialmente assente dal dibattito nazionale. “Ne parlano ora perché hanno bisogno di rilasciare un paio di dichiarazioni nel mezzo di un’emergenza”, aggiunge Mercalli, “ma non pensano sia un problema importante. Anzi, lo considerano un ostacolo per l’economia”. Mercalli è uno degli scienziati che ad agosto hanno lanciato una petizione, firmata da più di 120mila persone, per invitare i leader politici a dare spazio alla crisi climatica nei loro programmi elettorali.

Secondo Mercalli l’unica forza politica realmente impegnata sul tema è, com’era prevedibile, il piccolo partito Europa verde, che in queste elezioni è in coalizione con il Pd. Anche il Partito democratico ha incluso il tema dell’ambiente nel suo programma di governo, mentre la coalizione composta dal partito di estrema destra Fratelli d’Italia, dalla Lega e da Forza Italia, si è limitata a citare brevemente l’argomento verso la fine dell’elenco dei suoi obiettivi. Secondo i sondaggi, la coalizione di destra dovrebbe ottenere una netta vittoria alle elezioni.

Elly Schlein, vicepresidente della regione Emilia-Romagna e candidata da indipendente nella lista Partito democratico-Italia democratica e progressista, ribadisce che il suo gruppo è “assolutamente consapevole” della necessità di agire immediatamente. “Quello che è accaduto nelle Marche è terribile”, sottolinea ­Schlein. “Ancora una volta ci sono vittime dell’emergenza climatica e degli eventi estremi, che sono sempre più frequenti e hanno un impatto durissimo sulla popolazione”.

Citando un rapporto di Legambiente, Schlein ricorda che, negli ultimi dieci anni, l’Italia ha speso per riparare i danni causati dalle emergenze climatiche una cifra sei volte superiore a quella dedicata alla prevenzione, come la manutenzione degli argini dei fiumi. “Dobbiamo investire nella prevenzione per limitare gli effetti di questi eventi climatici estremi”, aggiunge Schlein.

Le parole della vicepresidente della regione, però, hanno poca presa sulla signora Puttilli, che ora dovrà andare a vivere con la figlia in un paese vicino. “L’Italia ha avuto molti disastri simili a questo, ma nessuno ha fatto niente”, si rammarica la donna. “Ora basta. Non credo più ai politici e non andrò a votare”.◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 35. Compra questo numero | Abbonati