I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

La dragunera (Il Saggiatore), il primo romanzo di Linda Barbarino, mi era piaciuto molto, invece sono stata un po’ delusa da La malarazza. Stavolta Barbarino non è riuscita a catturarmi. Ci ho riflettuto un po’ e sono arrivata alla conclusione che il motivo sia questo: la voglia della scrittrice di portarci indietro nel tempo, in una Sicilia che ormai non esiste più, è troppo evidente. È così preponderante che ho faticato a immergermi nella storia e nelle vicende di Alfredo Mancuso, di Felicetta, Nunziatina e gli altri. Ogni storia, che si svolga ai nostri giorni o nei secoli passati, dovrebbe comunque permettere al lettore di entrare in relazione e identificarsi con i protagonisti – vedere quello che vedono loro, sentire quello che sentono loro – e pensare, o anche illudersi, che dentro quella storia potevamo esserci anche noi. In La malarazza, invece, la determinazione di Barbarino di svelare la Sicilia come era una volta, di farci vivere l’atmosfera d’allora, diventa un ostacolo alla lettura e non un aiuto, aumenta le distanze anziché accorciarle. Forse è una reazione strettamente personale, ma sta di fatto che ho stentato a leggere questo libro. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1531 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati