In Diario minimo (Bompiani 1963) Umberto Eco pubblicò un memorabile Elogio di Franti, in cui sbeffeggiava “l’ideologia dolciastra” che caratterizzava il libro Cuore di Edmondo De Amicis (pubblicato nel 1886), esaltando il suo personaggio più cattivo, Franti appunto, per il quale esprimeva la sua simpatia e che finiva per immaginare come l’unico che, cresciuto, avrebbe fatto qualcosa d’importante.

In questo saggio Marcello Fois si accosta a Cuore in modo opposto ma altrettanto illuminante: non per rivelarne gli aspetti ridicoli e le debolezze, ma per capirne la forza. Secondo Fois Cuore è il progetto per una rigenerazione morale degli italiani, un prontuario laico (ma citato dai papi) volto a diffondere l’idea, poi diventata luogo comune e pregiudizio, degli italiani come “brava gente”. Per questo il nucleo ideologico di questo romanzo non è affatto superato, ma ha pervaso la mentalità di generazioni ed è ancora vivo e vegeto. Non solo alcune figure inventate da De Amicis (in primo luogo quella del maestro) hanno influenzato profondamente la letteratura successiva, ma la sua scommessa pedagogica, consistente nel proporre “come reali mondi possibili”, è stata vinta. Perché oggi, in Italia, pubblicità, trasmissioni televisive, reti sociali, articoli di giornale fanno esattamente la stessa cosa, ricordandoci, come Cuore, quello che potremmo essere e invece non siamo affatto. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1431 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati