È un momento importante per riflettere sull’idea di libertà. In parte perché si tratta di un valore spesso invocato, ma sempre più da tradizioni e movimenti politici che abitualmente l’avversano (come l’estrema destra), in parte perché molti temi che animano il dibattito pubblico (#MeToo, crisi climatica, vaccini) chiamano in causa proprio diverse visioni rispetto a cosa sono i limiti e i princìpi irrinunciabili dell’essere liberi. In questo libro il tema è svolto da Maggie Nelson, critica statunitense, già autrice degli Argonauti, memoir in cui raccontava lo stupore e la paura di entrare in territori nuovi (come la gravidanza e la transizione sessuale).

Qui Nelson affronta quattro ambiti in cui l’uso della libertà è particolarmente controverso: l’arte, il sesso, la droga, la relazione con l’ambiente. In ognuno dei quattro capitoli divaga a lungo, soprattutto sulla base di testi femministi e queer degli ultimi decenni, da cui emerge l’idea secondo cui affrontare spazi d’incertezza, spingersi verso ciò che non conosciamo ancora, è una condizione fondamentale per agire. Il ragionamento ha però conseguenze diverse: un maggiore rilievo del pericolo di stabilire divieti su ciò che si può esporre nei musei o che si può fare a letto, e invece l’opportunità di fissarsi limiti per cogliere meglio le opportunità che le droghe e, più in generale, l’uso del mondo possono dare. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati