Che le donne subiscano le costrizioni e la violenza del patriarcato è un dato acquisito, anche se non abbastanza considerato. Molto meno ovvio è che questo sistema danneggi in profondità anche gli uomini. È la tesi di questo libro, con cui il Saggiatore inaugura una nuova traduzione in italiano delle opere di bell hooks, figura importante del femminismo statunitense e teorica dell’interazione tra i sistemi di dominio, morta l’anno scorso.

Fin da bambini i maschi sono portati dalla famiglia, dalla scuola o anche solo dalla cultura di massa a reprimere le loro emozioni, ad adeguarsi a modelli predeterminati, a mentire, in primo luogo a se stessi. In questo modo diventano incapaci di amare ed essere amati per quello che sono. Con esempi tratti da casi clinici e letteratura militante, bell hooks mostra che il patriarcato, veicolato anche dalle madri, è il principale responsabile dell’infelicità dei maschi, al di là del loro orientamento sessuale, perché li sradica dal loro vero sé senza farglielo dimenticare, aprendo ferite che possono essere colmate con la rabbia e la violenza, la ricerca di una sessualità inappagabile o di un’abnegazione nel lavoro.

Minando dall’interno una logica di lotta tra i generi, bell hooks propone una rivoluzione affettiva che facendo ritrovare ai maschi la loro integrità paradossalmente distrutta dal sistema che dominano, può arrestare quel dolore profondo che ne genera tanti altri. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati