Con La stirpe e il sangue Lorenza Ghinelli ci trasporta in atmosfere gotiche creando una storia alternativa e complementare della leggenda di Vlad il sanguinario, il vampiro Dracula che tanta strada ha fatto nel nostro immaginario. In realtà il libro prende le mosse dal presente. Parla della resistenza dei corpi all’esilio: quando un corpo diventa fragile lontano da casa e quanta forza serve per non soccombere alla propria apocalisse. La vicenda racconta il legame familiare tra un bambino, Radu, sua madre Marta e sua sorella Anna. C’è un’invasione, quella turca del 1442, quando l’esercito di Murad II irrompe in Valacchia seminando morte, sangue, distruzione. La fuga del trio è seguita secondo per secondo dall’autrice. E lentamente, nella lettura, notiamo che la geografia della Valacchia e di quello che c’è oltre diventa una geografia fantastica, fatta di case di pietra, foreste intricate, capanne piene di sorprese. Tutto diventa sospeso in un tempo senza tempo. E c’è solo la voglia di non essere schiacciati dagli eventi. Non fosse stato per il sangue, Radu, Marta e Anna sarebbero morti e per questo la loro lotta, l’alleanza, il legame sono l’arma segreta che li tiene in vita. Un romanzo che ricorda la migliore Ágota Kristóf, dalle atmosfere inquietanti e che è di fatto un inno alla forza delle donne. Igiaba Scego

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati