P ochi mesi prima che cominciasse la pandemia, la compositrice Caroline Shaw ha chiesto al pubblico della sala da concerti londinese Kings place di accompagnarla con le labbra chiuse, in si minore, mentre lei cantava dal palco accompagnata dagli archi del quartetto Attacca. Non era un tipico concerto di musica classica. Per buona parte dell’esibizione, Shaw è rimasta seduta su uno sgabello da bar, cantando oppure presentando le sue opere al pubblico. Dopo l’intervallo si è unita al quartetto come seconda viola, per un’esecuzione più convenzionale del quintetto per archi n.2 di Felix Mendelssohn.

Il pubblico era più giovane di quanto uno si aspetterebbe. Shaw, che vive a New York, è spesso citata come prova del fatto che la musica classica ha un futuro. Nel 2013, a trent’anni, ha vinto il premio Pulitzer per la musica grazie alla sua Partita for 8 voices. Mai nessuno prima aveva ricevuto quel premio così giovane. Da allora la musica di Shaw è stata eseguita all’Holly­wood bowl di Los Angeles e al Lincoln center di New York, e usata per i video del tour di Beyoncé. Shaw ha collaborato con giganti dell’hip hop come Kanye West e Nas, e ottenuto una candidatura ai Grammy awards del 2020 per Orange, un disco di sue composizioni eseguite dal quartetto Attacca. A gennaio è uscito il suo ultimo album, Narrow sea.

Caroline Shaw a New York, febbraio 2020 (Kris Connor, getty images)

Shaw è poco più giovane dell’ascoltatore medio di musica classica (che secondo un sondaggio svolto in otto paesi ha 45 anni). È nata nel 1982 a Greenville, in North Carolina. Sua madre, cantante e insegnante di violino, è stata la sua prima guida, introducendola allo strumento quando Shaw aveva due anni. Shaw s’innamorò della musica classica cantando nel coro di una chiesa e dopo aver visto più volte il film Amadeus. Aveva una cassetta di Lisa Loeb e una discreta conoscenza delle 4 Non Blondes, ma a partire dalle scuole medie è stata la musica classica a definire la sua identità.

A 14 anni Shaw partecipò a un corso estivo della scuola di musica di Kinhaven, nel Vermont. Fu un’esperienza rivelatrice. “Capii che c’erano altri ragazzi nel mondo che facevano la stessa cosa, ma meglio di me”, racconta. “Qualcuno faceva partire una registrazione del quartetto per archi di Ravel e cominciava a parlarne come se stesse impazzendo. Non avevo mai sentito quel brano prima, e m’interessava capire perché li appassionasse così tanto”.

Naturalmente Shaw e i ragazzi di Kinhaven erano un’eccezione. Fino alla metà del novecento, la classica è stata la musica dominante negli Stati Uniti. Oggi è un genere di nicchia. Nel 2019, secondo uno studio della società Nielsen rappresentava solo l’1 per cento del consumo musicale del paese. Negli anni novanta e all’inizio degli anni duemila le principali etichette discografiche cercavano di far appassionare dei pubblici nuovi a questo genere e avevano motivi per essere ottimiste: quando i Tre tenori, i cantanti d’opera Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti, eseguirono l’aria Nessun dorma della Turandot di Puccini ai Mondiali di calcio del 1990, circa ottocento milioni di telespettatori si sintonizzarono da tutto il mondo. Intere opere venivano dissezionate per ricavarne melodie orecchiabili e usate per pubblicità o colonne sonore di film, e musicisti come Nigel Kennedy, Joshua Bell e Vanessa-Mae venivano lanciati per svecchiare un genere spesso troppo compassato.

“Non ero mai stata a un concerto in uno stadio, e mi sono ritrovata a suonare di fronte a ventimila persone”

La nuova generazione

Queste strategie per trasformare masse di giovani in fan della musica classica però non hanno funzionato. Di recente, tuttavia, compositori come Shaw hanno raggiunto ascoltatori più giovani grazie all’improbabile tramite della musica pop. E una nuova generazione di artisti ha contribuito a rompere le divisioni, un tempo rigide, tra generi.

Dopo essersi laureata alle università di Rice e Yale, dove ha studiato performance musicale, Shaw si buttò a capofitto nella composizione. “Volevo partire dalla musica che stavo suonando, e che non mi piaceva molto. Volevo chiedermi cosa avrei fatto in un modo diverso”, dice. Nell’estate del 2008, durante la crisi finanziaria, si trasferì a New York. “Non sapevo come pagare le bollette”, racconta Shaw. Lavorava con il coro della Trinity church di Wall street e accettava vari lavoretti, come quello di accompagnatrice delle lezioni di balletto nelle accademie di danza.

In quel periodo un nuovo spirito indipendente cominciava a emergere tra i musicisti classici. Nel 2009 un amico di Shaw, il compositore Caleb Burhans, la raccomandò per un nuovo gruppo vocale a cappella chiamato Roomful of Teeth. L’impegno del gruppo nell’esplorare tecniche vocali di tutto il mondo, incorporando tradizioni folk, la intrigò. Non aveva detto ai suoi amici di essere una compositrice, ma scrisse per il suo nuovo gruppo il brano Passacaglia, che è diventato l’ultimo movimento di Partita for 8 voices. Voleva sperimentare con lo jodel. “A loro piacque”, ricorda, “e anche al pubblico”.

Poi cominciò un programma di dottorato in composizione a Princeton. Mentre studiava finì gli altri movimenti di Partita for 8 voices, che inviò alla giuria del premio Pulitzer nel 2013, con quella che definisce una “mossa da sbruffona”, fatta per attirare l’attenzione del comitato di selezione sui Roomful of Teeth, che all’epoca faticavano a trovare ingaggi per i concerti.

Dietro le quinte con Kanye

Un pomeriggio d’aprile, mentre passeggiava in un parco di Lower Manhattan con vista sul fiume Hudson in attesa delle prove, ricevette una chiamata di Jeremy Faust, il presidente dei Roomful of Teeth, che le annunciò la notizia: aveva vinto. Era una cosa troppo grande da metabolizzare. “Ricordo di aver pensato: non posso festeggiare, devo andare alle prove”. Gli amici “erano fieri di me ma anche sconvolti, e non sapevano come reagire alla notizia”, dice.

Portare avanti una carriera da compositrice professionale non è stato facile all’inizio. Shaw racconta: “Non sapevo se sarei stata in grado di scrivere su commissione”. Era diventata improvvisamente molto richiesta. Gli organizzatori di concerti volevano ascoltare altre sue composizioni, ma lei aveva poco da offrire. “Mi sono detta: ‘Non supererai tutto questo se non ci credi’, e così mi sono semplicemente buttata sulla scrittura”, ricorda.

La compositrice Jennifer Higdon, vincitrice del Pulitzer nel 2010 per il suo Violin concerto, invitò Shaw a Filadelfia per un incontro con il pubblico, un gesto che Shaw apprezzò molto. Da allora Shaw si è trovata a gestire a sua volta le responsabilità di fare da guida. “Vado nelle scuole e una delle cose che i giovani mi chiedono è: ‘Come si vince un Pulitzer?’. Ma non è questo il punto! Il punto è creare suoni, organizzarli e lavorare duro”. Dopo il premio, Shaw ha anche coltivato legami con piccoli complessi locali come il Brooklyn Youth Chorus, per il quale ha scritto vari pezzi, e la North Carolina Symphony.

Questi rapporti con piccoli gruppi locali sono in discontinuità con le modalità con cui la musica classica è stata tradizionalmente presentata al pubblico. Nel 2018 Alex Ross del New Yorker ha fatto una riflessione sul centenario del compositore Leonard Bernstein, forse il più grande sostenitore pubblico che la musica classica abbia mai avuto. Secondo Ross non era più possibile ricreare il ruolo del comunicatore eroico, “non perché manchi il talento, ma perché la cultura che lo ha alimentato non esiste più”. Quella cultura era incentrata su figure lontane e affascinanti di maestri e dive. Ma Bernstein, che aveva capito come la musica classica poteva essere integrata nel paesaggio culturale postbellico fatto di cinema, dischi e televisione, avrebbe forse ammirato la collaborazione di Shaw con alcuni dei più innovativi musicisti pop.

Biografia

1982 Nasce a Greenville, nel North Carolina, Stati Uniti.
1984 La madre le fa scoprire il violino.
2008 Dopo la laurea a Yale, si trasferisce a New York e comincia a fare piccoli lavoretti.
2009 Diventa direttrice del complesso di musica a cappella Roomful of Teeth.
2013 Vince il Pulitzer per la musica con la sua Partita for 8 voices.
2015 Collabora per la prima volta con il rapper Kanye West.


Dopo un’esecuzione di Partita for 8 voices dell’orchestra filarmonica di Los Angeles nel 2015, il rapper Kanye West andò dietro le quinte e si presentò a Shaw. Poco dopo West e i suoi collaboratori la contattarono perché arrangiasse per un concerto le musiche del disco . “Non mi sono fatta viva per un paio di settimane”, racconta Shaw. “Ero un po’depressa e non capivo che direzione stesse prendendo la mia vita. Volevo fare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso”. E alla fine è proprio quello che ha fatto. Invece di creare un’orchestrazione lineare, Shaw prese il suo brano preferito del disco, Say you will, e improvvisò una linea vocale delicata e senza parole che si muoveva intorno ai versi di West. Lui le scrisse immediatamente, la mattina dopo, dicendole: “Questa sarà la più grande collaborazione di tutti i tempi”.

Shaw ammira la creatività di West. “Adoro il fatto che lui improvvisi liberamente finché non intravede una possibilità”. Quando i due s’ incontrarono la prima volta West stava lavorando a un videogioco in cui la madre, che era morta, volava in cielo con un paio d’ali. Shaw in seguito ha composto le musiche per il trailer del gioco, proiettato alla festa di lancio del disco The life of Pablo, nel 2016. Shaw ha collaborato con il rapper in quell’album e nel successivo Ye, uscito nel 2018, e si è esibita con lui in tour. “Non ero mai stata a un concerto in uno stadio, e mi sono ritrovata a suonare di fronte a ventimila persone”, racconta. La collaborazione con West è stata spiazzante, ma Shaw ha mantenuto la sua indipendenza creativa. “Non prendo mai una direzione precisa. Credo sia questo che lui ama di me”. Nel 2018, dopo aver lavorato a Ye in Wyoming, Shaw ha chiesto a West di poter leggere i testi prima che cominciasse la produzione. “Non voglio partecipare a qualcosa in cui non credo”, spiega.

Negli ultimi anni la compositrice ha collaborato con altri progetti di musica pop. Ha registrato parti vocali della colonna sonora del film Bombshell. La voce dello scandalo, collaborando con il celebre compositore di musica per il cinema Theodore Shapiro. Per la serie televisiva di Amazon Mozart in the jungle invece ha composto un breve brano e ha recitato un piccolo cameo.

Ma, nonostante queste esperienze, Shaw non pensa che il suo lavoro possa invertire il declino di popolarità della musica classica. È una tendenza ormai troppo consolidata. Rispetto agli anni della sua infanzia, oggi la musica classica è un genere alternativo. È un mondo che gli ascoltatori occasionali esplorano alla ricerca di contemplazione, ma anche dove i musicisti pop cercano suoni innovativi e insoliti. E oggi ci sono più modi che mai per imbattersi nella musica classica. È possibile che i giovani che ho visto al concerto al Kings place siano stati attratti dalla musica di Shaw sentendola sui servizi di streaming e sui social network, o nella colonna sonora del film indipendente Madeline’s Madeline, o attraverso le sue collaborazioni con West. Forse la carriera di Shaw è un’eccezione ma, se la musica classica vuole resistere, dovrebbe accettare il suo nuovo status di sottocultura. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati