La scelta di Ensiyeh Khazali come vicepresidente per gli affari delle donne e della famiglia in Iran ha suscitato perplessità. In molti temono che sia il segnale di un arretramento dei diritti delle donne nel paese guidato dal presidente integralista Ebrahim Raisi. In passato Khazali, unica donna nel governo di Raisi ed ex rettrice della prima università pubblica femminile dell’Iran, si era espressa a favore del matrimonio precoce per le ragazze e contro l’agenda 2030 dell’Unesco per lo sviluppo sostenibile.

Molte restrizioni che le iraniane devono rispettare sono in vigore dalla rivoluzione islamica del 1979 e si basano sulla sharia. Tra queste ci sono l’obbligo d’indossare l’hijab e il divieto per le cantanti di esibirsi davanti a un pubblico maschile o misto. Altre limitazioni – come meno diritti per la madre nella custodia dei figli, l’impossibilità di chiedere il divorzio se non concordato al momento del matrimonio e norme discriminatorie in tema di diritti ereditari – esistono dai tempi dello scià Mohammad Reza. Ci sono poi le restrizioni imposte dalle autorità religiose sulla base di quello che è considerato “non islamico” o “contro i valori delle donne”, come candidarsi alla presidenza o guidare la moto.

La repubblica islamica, dall’altra parte, ha incoraggiato l’istruzione femminile. Da anni le ragazze sono più numerose dei ragazzi nelle università. Donne qualificate e con un alto livello d’istruzione hanno cambiato prospettive, e in molti casi questo ha ribaltato i ruoli tradizionali nella società.

La battaglia delle iraniane, continuata dopo la rivoluzione, si è indebolita durante la guerra contro l’Iraq (tra il 1980 e il 1988) e negli anni della ricostruzione; ha recuperato forza sotto la presidenza del riformista Sayed Mohammad Khatami (1997-2005), e poi è arretrata di nuovo con il suo successore Mahmoud Ahmadinejad (2005-2013).

Nel 2013, quando alla guida del paese è arrivato Hassan Rohani, che aveva promesso l’uguaglianza per le donne, tra le attiviste si è riaccesa la speranza. Anche se i cambiamenti non sono stati radicali come si sperava, Rohani ha portato alcuni progressi, espandendo lentamente le libertà sociali e le opportunità di lavoro per le donne. La sua amministrazione è stata la prima a nominare donne in posizioni di vertice nelle ambasciate, nei ministeri e nei governi locali. Nell’ottobre del 2019 ha approvato una legge, attesa da decenni, che concede alle madri il diritto di trasmettere la cittadinanza ai figli nati dal matrimonio con uno straniero.

Mogli e madri

La posizione dell’Iran nelle classifiche internazionali per l’uguaglianza di genere, comunque, resta tra le più basse. Secondo il Global gender gap report del 2021, a cura del Forum economico mondiale, l’Iran è al 150° posto su 156 paesi.

“Con Khazali e Raisi le donne saranno ancora più sorvegliate nello spazio pubblico”, dice Sussan Tahmasebi, direttrice di Femena, un’organizzazione per i diritti delle donne in Medio Oriente e Asia occidentale. Fatemeh Hasani, sociologa e attivista di Teheran, ha gli stessi timori: “L’idea condivisa ai vertici del governo è che la presenza delle donne nella comunità non sia importante, anzi vada contro il consolidamento della famiglia”. Tahmasebi prevede che “le donne saranno incoraggiate a preferire il matrimonio e i figli alla carriera o all’essere single”. Ma con i problemi economici del paese, aggiunge, “sarà difficile per il governo sostenere queste politiche”.

Il tasso di disoccupazione delle iraniane è al 27,8 per cento; circa il 71 per cento delle laureate è senza lavoro. Per Hasani il governo non può ignorare le loro richieste e i loro bisogni.

Oltre alla parità economica e nel mercato del lavoro, che potrebbe essere ancora lontana, molte donne, soprattutto le più giovani, aspirano anche a maggiori libertà sociali. “Ci sono distanze enormi tra le rivendicazioni delle donne e quello che fanno i politici. Se non saranno risolte, le conseguenze rischiano di essere gravi per tutta la società”, conclude Hasani. ◆ fdl

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Questo articolo è uscito sul numero 1428 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati