In Germania le ultime centrali nucleari sono state disattivate, ma le polemiche non accennano a placarsi. Il 15 aprile i tre impianti che restavano in attività sono stati scollegati dalla rete elettrica, segnando la fine dell’era atomica nel paese e una grande vittoria per gli attivisti che da decenni lottavano per arrivare a questo risultato.

Ma la scelta del governo ha suscitato forti polemiche. Secondo alcuni l’addio al nucleare è una follia che contrasta con gli sforzi dell’Europa per sostituire i combustibili fossili con alternative più pulite e diversificare le fonti di energia.

“È un giorno triste per la lotta al cambiamento climatico in Germania”, ha dichiarato Jens Spahn, vicecapogruppo dell’Unione cristianodemocratica (Cdu, centrodestra). La vicenda ha provocato una spaccatura all’interno della coalizione di governo. Il Partito liberale democratico (Fdp), infatti, ha chiesto fino all’ultimo di tenere in standby gli impianti. “Chiudere le più moderne centrali atomiche del mondo è un terribile errore che avrà conseguenze dolorose a livello economico ed ecologico”, ha dichiarato il vicepresidente dell’Fdp Wolfgang Kubicki.

Il ministro dell’economia e del clima Robert Habeck (Verdi) ha ribadito che la chiusura delle centrali – da cui nel 2022 proveniva tra il 4 e il 6 per cento dell’energia elettrica del paese – non comprometterà la sicurezza energetica. Mesi fa Habeck e il suo partito avevano dovuto accettare un rinvio temporaneo della chiusura completa delle centrali, originariamente programmata per la fine del 2022, in modo da compensare il calo delle importazioni di gas russo in vista dell’inverno.

Habeck ha sottolineato che la decisione di rinunciare all’energia nucleare non è dovuta solo a considerazioni ambientaliste. “Stiamo mettendo in pratica una scelta che era già stata fatta dalla Cdu e dall’Fdp nel 2011”, ha ricordato il ministro. Dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, il governo della cancelliera Angela Merkel aveva approvato una legge che fissava al 2022 la scadenza per chiudere tutte le centrali nucleari tedesche.

In realtà i primi passi verso l’abbandono dell’energia atomica erano stati compiuti all’inizio del nuovo millennio, dopo decenni di campagne degli attivisti che riflettevano lo scetticismo dei cittadini tedeschi.

Fonte: Nucleareurope

Per i Verdi, cresciuti all’interno del movimento contro il nucleare, uscire dal nucleare significa mantenere la promessa su cui si basa il partito. “Si è conclusa una lunga battaglia”, ha dichiarato il verde Jürgen Trittin, ex ministro dell’ambiente e protagonista dei negoziati iniziali.

Il vento è cambiato

C’è da dire, però, che negli ultimi vent’anni la posizione dell’opinione pubblica tedesca è cambiata. Oggi molti ex oppositori dell’energia atomica mettono in discussione i tempi dello spegnimento. Un sondaggio realizzato da YouGov indica che solo un quarto dei tedeschi approva la chiusura delle ultime tre centrali, mentre un terzo vorrebbe che l’attività degli impianti fosse prolungata temporaneamente e un altro terzo preferirebbe che la chiusura fosse rinviata a tempo indeterminato.

Perfino gli elettori dei Verdi nutrono forti dubbi. Secondo il sondaggio quelli che concordano con l’immediata chiusura degli ultimi reattori sono poco più della metà (56 per cento). In ogni caso i vertici del partito sono determinati a mettere fine all’epoca del nucleare in Germania, nonostante le critiche incassate per la scelta di affidarsi alle centrali a carbone (altamente inquinanti) in caso di necessità. Pur avendo aumentato enormemente la produzione di energia da fonti rinnovabili, la Germania continua a ricavare un terzo della propria elettricità dal carbone.

“Un ministro del clima dei Verdi preferisce tenere in attività le centrali a carbone piuttosto che quelle nucleari, che non emettono anidride carbonica”, ha dichiarato Spahn, accusando il governo di essersi trasformato in una “coalizione del carbone”. I Verdi ribattono che la dipendenza dal carbone è dovuta al ritardo nello sviluppo delle energie rinnovabili accumulato negli anni in cui al governo c’era la Cdu.

Secondo Habeck la chiusura delle centrali è irreversibile. Il ministro ha sottolineato che gli ultimi tre impianti saranno smantellati nei prossimi decenni e ha escluso la costruzione di nuovi reattori: “La realizzazione di nuove centrali nucleari si è sempre rivelata un fiasco a livello economico, come dimostrano i casi di Francia, Regno Unito e Finlandia”.

Entusiasmo francese

Ma mentre la Germania chiude i suoi reattori, molti paesi vicini vanno nella direzione opposta. Lo stesso giorno la nuova centrale finlandese Olkiluoto 3 è stata connessa alla rete.

La Francia – da sempre entusiasta sostenitrice del nucleare – si sta imbarcando in un rilancio del settore. I piani prevedono la costruzione di sei nuovi reattori, a cui potrebbero aggiungersene altri otto in futuro. Parigi ha creato un’alleanza di undici paesi dell’Unione europea a favore del nucleare e chiede che l’energia atomica abbia gli stessi incentivi previsti per le rinnovabili all’interno del nuovo piano di sostegno all’industria verde.

Secondo un funzionario della Commissione europea la crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina ha costretto molti stati a riflettere sulla propria dipendenza dal gas come fonte di base per ovviare all’intermittenza delle rinnovabili. Oggi molti governi pensano che questo ruolo dovrebbe essere svolto dall’energia atomica. “Il vento soffia nella direzione della Francia”, ha concluso il funzionario. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1508 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati