20 novembre 2014 17:40
  • L’omosessualità è illegale in Uganda sulla base di un codice penale risalente agli anni cinquanta. Secondo la disposizione coloniale britannica, la cosiddetta legge sulla sodomia, chi pratica comportamenti contro natura è punibile con la reclusione fino a sette anni.
  • L’Uganda è uno dei paesi più omofobi del mondo. Il movimento contro gli omosessuali è nato intorno al 2009 quando alcuni predicatori evangelici hanno cominciato a lavorare a stretto contatto con il governo per scrivere una legge contro i gay. Proposta per la prima volta nel 2009, la legge prevedeva la pena di morte.
  • La comunità gay è diventata oggetto di una campagna di odio e molti suoi esponenti sono stati aggrediti o insultati. I tabloid sono diventati i catalizzatori dell’omofobia nel paese. Sulle pagine di questi giornali, i gay hanno cominciato a essere demonizzati e accusati di diffondere l’aids, di costituire una minaccia per la famiglia tradizionale e la procreazione o addirittura di complottare contro il governo insieme a gruppi islamisti africani come Al Shabaab. Nell’ottobre del 2010 il tabloid locale Rolling Stone ha pubblicato in prima pagina le fotografie degli esponenti della comunità lgbt sotto al titolo “Le foto dei cento omosessuali più famosi d’Uganda. Impicchiamoli”.
  • Il 26 gennaio 2011 il più noto attivista per i diritti della comunità lgbt del paese, David Kato, che aveva denunciato il giornale e vinto la causa, è stato ucciso davanti casa.
  • Dopo alcune revisioni, il 20 dicembre 2013 il parlamento dell’Uganda ha approvato una legge che prevedeva l’ergastolo per l’omosessualità. La legge prevedeva una condanna fino a 14 anni di carcere per chi era ritenuto colpevole di “atti omossessuali” e l’ergastolo in casi “aggravati”, in cui sono coinvolti minori o persone positive al test dell’Hiv. Rischiava la prigione anche chi non denunciava persone gay alle autorità. La legge proibiva la promozione dei diritti dei gay e il sostegno di ogni tipo agli omosessuali.
  • La comunità, che già viveva in condizioni difficili, ha dovuto prendere misure radicali per difendersi. Molti hanno cancellato i loro account su Twitter, Instagram e Facebook. Molti altri hanno deciso di lasciare il paese. Alcuni si sono rifugiati in Kenya, dove ci sono leggi antigay, ma la polizia è meno aggressiva con gli omosessuali. Altri sono andati in Burundi, Ruanda e Sudafrica. Quelli che sono rimasti, invece, vivono in clandestinità.
  • Il 24 febbraio 2014, nonostante le pressioni internazionali, il presidente Yoweri Museveni ha firmato la legge contro l’omosessualità.
  • Il 1 agosto la corte costituzionale ha annullato la legge definendola “nulla e priva di valore”. Secondo i giudici la legge violava la costituzione, perché era stata approvata dal parlamento senza che ci fosse il quorum necessario.
  • Il 20 novembre i deputati ugandesi hanno stilato una nuova proposta di legge contro l’omosessualità, che dovrebbe essere presentata in parlamento entro la fine dell’anno. La proposta di legge, sostenuta dall’opposizione, ha l’obiettivo di rendere la “promozione” dell’omosessualità illegale e punibile con pene fino a sette anni di carcere.

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