13 ottobre 2015 19:05

Hillary Clinton ha compiuto una decisa svolta a sinistra in vista del primo dibattito presidenziale democratico di oggi, sperando così di evitare le critiche del rivale Bernie Sanders e di ottenere l’appoggio di sindacati e attivisti progressisti che hanno esitato a sostenerla.

Clinton, che è in testa nella corsa per la candidatura democratica, e Sanders, il senatore del Vermont che è il suo principale sfidante, la sera del 13 ottobre (verso le 2.30 del 14 ottobre in Italia) parteciperanno al primo di sei dibattiti previsti nella sfida per scegliere il candidato del partito alle elezioni presidenziali del 2016.

Dopo due turbolenti dibattiti dei repubblicani, quello democratico si annuncia più scialbo

Insieme a loro ci saranno l’ex governatore del Maryland, Martin O’Malley, l’ex governatore di Rhode Island, Lincoln Chafee, e l’ex senatore degli Stati Uniti James “Jim” Webb, della Virgina. Il confronto offrirà a Sanders la sua prima grande vetrina nazionale e darà a Clinton la possibilità di attenuare le preoccupazioni che alcuni democratici nutrono nei suoi confronti.

Dopo due turbolenti dibattiti repubblicani, che sono stati seguiti da un grande pubblico televisivo attirato dai fuochi d’artificio scatenati dal favorito alla corsa Donald Trump, l’incontro dei democratici, che si terrà a Las Vegas e che sarà trasmesso dalla Cnn, si annuncia come uno spettacolo più scialbo.

Il confronto arriva durante un momento critico per Clinton, il cui vantaggio nei sondaggi tra i democratici, un tempo schiacciante, ha cominciato a calare quando è stata accusata di aver usato un server privato per le email invece di un account governativo quando era a capo del dipartimento di stato.

Cambi di posizione

Inoltre, Clinton dovrà anche affrontare l’eventualità di una candidatura del vicepresidente Joe Biden, che è stato più volte sollecitato a entrare nella corsa alla nomination democratica da quando il vantaggio di Clinton ha cominciato a vacillare.

Sanders, che si definisce un socialista, ha dato vigore alla sinistra del partito, perché ha attirato un grosso consenso ripetendo la sua intenzione di cancellare le disuguaglianze di reddito e di tenere sotto controllo le politiche finanziarie di Wall street.

Come risposta, Clinton ha assunto di recente delle posizioni vicine a quelle di Sanders su varie questioni fondamentali. Dopo aver sostenuto, quando guidava il dipartimento di stato, il Trattato di partenariato transpacifico (Tpp) che coinvolge dodici paesi che affacciano sull’oceano Pacifico, ha fatto dietrofront annunciando la sua contrarietà al progetto. Inoltre ha espresso la sua opposizione all’oleodotto Keystone XL, mentre nel 2010 aveva detto di poter essere favorevole alla sua approvazione. Si tratta di due progetti contro i quali Sanders si è schierato da molto tempo.

Sanders, che ha rifiutato di attaccare direttamente Clinton, ha detto comunque che si soffermerà sulla reazione tardiva con cui la sua sfidante ha preso posizione su questi temi, sottolineando come lui invece si sia opposto all’oleodotto Keystone e al Tpp “fin dal primo giorno”.

La candidatura di Clinton suscita ancora sentimenti ambivalenti tra molti iscritti ai sindacati, mentre i dirigenti sindacali hanno apprezzato la sua opposizione al Tpp: il mondo sindacale è contrario al trattato transpacifico perché teme che possa causare la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero e indebolire le leggi sulla protezione dell’ambiente.

“Non credo che abbia mai avuto intenzione di sostenere il Tpp”, ha dichiarato R.Thomas Buffenbarger, alleato di Clinton e presidente del sindacato International association of machinists and aerospace workers (Associazione internazionale dei lavoratori metalmeccanici e dell’industria aerospaziale) che ha espresso il proprio sostegno per Clinton. Tuttavia un altro leader sindacale ha sottolineato che i lavoratori iscritti vorrebbero sentire la candidata democratica prendere una posizione ancora più decisa contro il trattato.

Differenze politiche

Restano, comunque, alcune differenze politiche tra i due principali contendenti democratici. Sanders ha spinto per quello che definisce un approccio ragionevole alla questione della limitazione delle armi da fuoco e ha votato contro la legge sulle armi da fuoco (Brady handgun bill) del 1993, approvata dal presidente dell’epoca, Bill Clinton.

Clinton, che ha cercato di far valere la sua esperienza in fatto di politica estera come segretaria di stato, ha rotto con la Casa Bianca sostenendo la necessità di una no-fly zone in Siria che offrisse ai rifugiati un corridoio di sicurezza. Sanders invece è contrario, e ha affermato che si tratterebbe di un ulteriore passo verso l’ingresso degli Stati Uniti nella guerra civile siriana.

Sanders ha intimato ai grandi “comitati d’azione politica” (i cosiddetti super pac) di non raccogliere fondi a suo favore, denunciando l’influenza politica del denaro delle grandi aziende. Clinton, invece, è sostenuta da vari super pac.

Eric Davis, professore di scienze politiche al Middlebury college del Vermont, si aspetta che Sanders “critichi Hillary Clinton su questioni come il finanziamento della campagna elettorale”, spiegando che potrà criticarla per “il modo in cui sta finanziando la sua campagna e la sua apparente vicinanza con gli interessi di Wall street”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it