02 novembre 2015 13:19

In Turchia il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp), la formazione conservatrice e islamica del presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento alle elezioni legislative anticipate del 1 novembre. L’Akp è stato votato dal 49,48 per cento degli elettori, conquistando 317 seggi su 550. L’85,18 per cento degli aventi diritto è andato a votare. Ora, l’Akp potrà governare in autonomia, anche se non potrà modificare la costituzione (sono necessari 330 seggi per farlo).

Alle elezioni del 7 giugno il partito di Erdoğan aveva perso la maggioranza assoluta che conservava da 13 anni, ottenendo 267 seggi. Le trattative per formare una coalizione con i partiti d’opposizione erano fallite, e Erdoğan aveva indetto nuove elezioni. Negli ultimi mesi il paese è stato guidato da un governo ad interim presieduto da Ahmet Davutoğlu, leader dell’Akp dall’agosto 2014.

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La maggior forza d’opposizione è il Partito popolare repubblicano (Chp) che, con il 25,31 per cento dei voti, ha ottenuto 134 seggi. Rispetto alle percentuali di voto ottenute a giugno (24,95) c’è solo un lieve aumento del consenso nei confronti di questo partito.

I filocurdi del Partito democratico dei popoli (Hdp) hanno superato la soglia di sbarramento del 10 per cento con un margine di 0,8 punti, portando 59 deputati in parlamento grazie al sistema proporzionale turco. Alle scorse elezioni avevano ottenuto un risultato migliore, con il 13,12 per cento dei voti.

Il Partito del movimento nazionalista (Mhp), una formazione antieuropeista di estrema destra, ha conquistato 40 seggi. Si tratta del partito che ha ottenuto il risultato peggiore rispetto a giugno, passando dal 16,29 per cento all’11,9.

Sia l’Hdp sia l’Mhp hanno perso voti in favore dell’Akp.

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A Diyarbakir, la più grande e importante città curda della Turchia, la polizia si è scontrata con alcuni manifestanti che protestavano contro il risultato delle elezioni. Gli agenti hanno risposto alle pietre lanciate dai manifestanti usando gas lacrimogeni. Negli scorsi mesi il governo ha ripreso i bombardamenti sulle postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), l’organizzazione armata che rappresenta la minoranza curda. Nell’attentato del 10 ottobre ad Ankara sono morte più di cento persone, tra cui soprattutto curdi sostenitori dell’Hdp. Inizialmente Davutoğlu aveva indicato tra i possibili responsabili dell’attentato anche il Pkk; la procura turca ha poi stabilito che sono stati i jihadisti del gruppo Stato islamico a organizzare l’attacco.


Erdoğan ambisce a riformare il testo costituzionale per rendere la Turchia una repubblica presidenziale, ma anche il risultato di ieri glielo impedisce. Con 367 seggi in parlamento, il Partito della giustizia e dello sviluppo avrebbe potuto modificare la costituzione direttamente, senza l’appoggio di altri partiti, mentre 330 sarebbero stati sufficienti per sottoporre una proposta di emendamento ai cittadini con un referendum.


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