Tutti sanno che i mercati del lavoro non sono equi. Che si tratti del colore della pelle, del genere o di altre caratteristiche, le minoranze se la passano peggio dell’unico gruppo che, in media, sembrerebbe vivere una vita in modalità “facile”: gli uomini bianchi istruiti.

Negli Stati Uniti, per ogni dollaro guadagnato in media da un uomo bianco non ispanico che lavora a tempo pieno, una donna bianca guadagna in media 78 centesimi e una donna di origini ispaniche solo 56 centesimi. Gli uomini gay non fanno eccezione: pur eliminando l’impatto di fattori come il livello di istruzione e l’esperienza lavorativa, in media guadagnano meno degli uomini eterosessuali, del 5 per cento circa in Francia e Regno Unito e del 12-16 per cento in Canada e negli Stati Uniti. C’è tuttavia una minoranza che sembra cavarsela meglio di altre: le donne lesbiche. Perché?

Fare ricerca in questo ambito è complicato. È difficile procurarsi dati di qualità e ancora più difficile può essere chiedere alle persone di svelare il loro orientamento sessuale. Tuttavia, studi condotti in diversi paesi (Canada, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi) sembrerebbero evidenziare lo stesso fenomeno: mentre gli uomini gay patiscono ineguaglianze salariali, le donne lesbiche sembrano guadagnare di più delle donne eterosessuali.

In una rassegna di 29 studi pubblicata a gennaio del 2015, Marieka Klawitter dell’università di Washington ha evidenziato un margine salariale del 9 per cento in più per le donne lesbiche rispetto a quelle eterosessuali, mentre gli uomini gay guadagnano in media l’11 per cento in meno di quelli eterosessuali.

Discriminazione positiva

Determinare con certezza le ragioni di questo vantaggio salariale potrebbe essere impossibile, ma finora sono emerse diverse teorie. Secondo una di queste, le donne lesbiche potrebbero essere oggetto di discriminazione positiva, forse perché i datori di lavoro le ritengono più competitive e impegnate nel lavoro rispetto alle colleghe eterosessuali. Una ricerca ha evidenziato che nel settore privato, in cui le normative sono meno rigide, gli svantaggi salariali per gli uomini gay sono più pesanti e i vantaggi per le donne lesbiche superiori, uno scenario coerente con la teoria della maggiore competitività.

Un’altra ipotesi è che magari nelle coppie lesbiche non ci si aspetta che sia solo una delle due donne a occuparsi della cura dei bambini o delle faccende domestiche. In effetti è più probabile che, in generale, le coppie omosessuali abbiano una doppia entrata, anche in presenza di bambini, e che condividano le faccende domestiche in modo più paritario rispetto alle coppie eterosessuali.

Le donne lesbiche però non sono un gruppo privilegiato. Studi qualitativi hanno evidenziato come nel processo di assunzione siano discriminate rispetto alle donne eterosessuali, e sebbene forse guadagnino di più, guadagnano comunque meno degli uomini. Il 7,9 per cento delle coppie lesbiche è povero, rispetto al 6,6 per cento delle coppie eterosessuali. Quello del lavoro è ancora prevalentemente un mondo per uomini (etero e bianchi).

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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