11 febbraio 2020 11:30

Lo scorso anno Natália Ribeiro ha mandato sua figlia di cinque anni a vivere con dei parenti perché non riusciva a sfamarla. Aveva provato a fare domanda per la bolsa família (borsa famiglia), un programma di sussidi economici condizionati che sostiene milioni di brasiliani poveri. Tra questi c’è l’80 per cento delle famiglie di Belágua, una città di settemila abitanti del Maranhão, lo stato più povero del paese.

Per Ribeiro ottenere gli aiuti avrebbe dovuto essere una passeggiata, visto che non ha alcuna fonte di reddito. I suoi tre bambini ricevono regolarmente controlli sanitari e andranno a scuola, promette. Questa è una delle condizioni necessarie per ricevere i sussidi mensili, che partono da 89 real (21 dollari). È da maggio che aspetta. “Voglio una vita migliore per i miei figli”, dice questa donna di 24 anni, che ha lunghe ciglia, come quelle del bambino che ha in grembo e del bebè che gioca con un pezzo di legno a terra.

Nel giugno 2019 il governo populista brasiliano, che si era insediato cinque mesi prima, ha rallentato l’accettazione di nuovi beneficiari e ha cominciato a cancellare i pagamenti di alcuni di quelli esistenti. Il numero delle famiglie ammesse alla bolsa família è sceso da 275mila al mese a meno di 2.500. Il numero dei beneficiari totali è sceso di un milione. Il governo afferma che nelle liste d’attesa siano presenti settecentomila persone, il che potrebbe essere una stima per difetto.

Le promesse di crescita
Per i critici di Jair Bolsonaro, il presidente del Brasile, la vicenda dimostra l’indifferenza del politico nei confronti della povertà. Una volta Bolsonaro ha definito i beneficiari della bolsa família dei “disgraziati ignoranti”. Da candidato ha cercato di rassicurarli promettendo 13 pagamenti “mensili” nel 2019 (adottando la tradizione brasiliana della tredicesima per Natale). Il suo governo non ha tuttavia messo a bilancio tale spesa extra, e ha quindi dovuto tagliare il numero dei beneficiari.

Il ministro dell’economia, Paulo Guedes, promette di combattere la povertà in maniera diversa dalle amministrazioni precedenti e di sinistra. Oltre a quelli relativi alla bolsa família, il governo sta effettuando dei tagli più consistenti a beneficio dei brasiliani più ricchi. Secondo Guedes, disavanzi minori e meno debito incoraggeranno la crescita economica tenendo bassi i tassi d’interesse, e questo creerà dei posti di lavoro, che sono meglio dei sussidi.

In Brasile i sussidi sono reindirizzati a beneficio dei più benestanti

Dunque il trattamento riservato dal governo al suo programma-faro di protezione sociale solleva alcuni dubbi. È improbabile che la crescita da sola estirpi la povertà. O che riduca le disuguaglianze, stratosferiche da oltre un secolo. Nel 2018 il reddito medio dell’1 per cento più ricco dei brasiliani è stato 33,8 volte più alto di quello del 50 per cento più povero. L’unico paese al mondo dove tale rapporto è superiore è il Qatar. Il coefficiente Gini, un’altra misura dell’ineguaglianza, è stato dello 0,53 nel 2017, in una scala nella quale lo zero rappresenta l’uguaglianza perfetta e 1 significa che una sola persona concentra tutto il reddito. Tra le grandi democrazie solo il Sudafrica fa peggio.

Ma la situazione attuale non sarebbe insormontabile. Il Brasile ha uno stato potente. Le tasse sono circa un terzo del pil, più o meno in linea con i paesi ricchi (cosa che il Brasile non è) e molto più della media dell’America Latina che è del 23 per cento. Le considerevoli risorse statali potrebbero essere usate per aiutare i poveri. Le pensioni, i sussidi e altre forme di pagamento si attestano intorno a un sorprendente 23 per cento del pil brasiliano, una percentuale anche più elevata di buona parte dei paesi ricchi. Ma a differenza di quanto accade in Europa, dove riducono notevolmente le disuguaglianze, in Brasile le tasse e i trasferimenti sono “a malapena redistributivi”, secondo Mansueto Almeida, ministro del tesoro. Secondo i dati compilati dall’Università del Pernambuco, nel 2015 le tasse e i trasferimenti hanno ridotto il coefficiente Gini medio, nei paesi dell’Ocse, da 0,47 a 0,31. In confronto, in Brasile, le ineguaglianze si sono ridotte solamente della metà.

Scappatoie fiscali
Il motivo è che i sussidi sono reindirizzati a beneficio dei più benestanti. Più di quattro quinti dei trasferimenti in Brasile sono versamenti pensionistici, rispetto alla metà nell’Unione europea. Le pensioni pubbliche in Brasile sono estremamente regressive: solo il 2,5 per cento del denaro va al quintile più povero, mentre il più ricco ottiene più della metà del totale. Questo gruppo beneficia inoltre di scappatoie fiscali cui non possono accedere i poveri. I funzionari pubblici, che guadagnano più dei lavoratori del settore privato con qualifiche simili, sono particolarmente coccolati. Lo scorso anno un parlamentare si è fatto rimborsare con denaro pubblico 157mila real di spese di odontoiatria estetica. Alcuni giudici guadagnano più in un mese di quanto ricevano in un anno quelli dei paesi ricchi.

La bolsa família, invece, va direttamente ai poveri. Sotto Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente di sinistra al potere tra il 2003 e il 2010, è cresciuta fino a diventare il più ampio programma di sussidio economico condizionato al mondo. Gli aiuti sono versati perlopiù a donne, tramite una scheda dotata di chip. Più di trenta milioni di brasiliani sono usciti dalla povertà tra il 2003 e il 2014 grazie alla bolsa família, ad altre misure in difesa dei poveri e a un boom delle materie prime. A Belágua la maggior parte delle persone oggi consuma due pasti al giorno invece di uno. Le case sono fatte di blocchi di calcestruzzo, non di foglie di banano. “Non si vedono più bambini lavorare nei campi”, spiega Zé Raimundo Santos, presidente della cooperativa agricola.

La bolsa família è stata particolarmente importante in città rurali come Belágua, dove il denaro non era praticamente mai circolato, sostiene Maria Ozanira da Silva e Silva dell’Univeristà federale del Maranhão. Le donne potevano comprare cibo a credito nei primi negozi di Belágua. I bambini trascorrevano più tempo a scuola e meno a casa malati. Programmi come Minha casa, minha vida (La mia casa, la mia vita) hanno sostenuto la costruzione di quattro milioni di case, compresa quella di Ribeiro. Durante le elezioni del 2018 tutti gli elettori di Belágua, tranne 295 persone, hanno votato per il candidato presidenziale del Partito dei lavoratori di Lula.

Ma Belágua rimane povera. Nonostante il suo nome significhi “bell’acqua”, la strada proveniente da São Luís, la capitale del Maranhão, è spesso troppo fangosa durante la stagione delle piogge e troppo sabbiosa in quella secca per permettere il passaggio delle auto normali. Le autorità pubbliche locali sono l’unico datore di lavoro. Alcune famiglie sopravvivono dividendo per quattro i proventi di un solo lavoro, pagato al minimo salariale di 1.039 real al mese. La maggior parte delle famiglie guadagna somme infime macinando manioca e facendone farina di tapioca. Il lavoro è estenuante. Santos sembra avere settant’anni, ma ne ha cinquanta.

Una lezione nella scuola Sao José a Morro Do Veridiano, Belágua, ottobre 2018. (Nacho Doce, Reuters/Contrasto)

Quando il Brasile è entrato nella sua peggiore recessione, nel 2014, la crescita si è fermata e in alcune aree le cose hanno preso una direzione opposta. Il pil brasiliano è crollato del 10 per cento tra il 2014 e il 2016. Il numero dei disoccupati è quasi raddoppiato, toccando i 14,2 milioni, pari al 13,7 per cento della forza lavoro, dal 2014 al 2017. Anche se l’economia è in ripresa, l’11 per cento della forza lavoro rimane disoccupata. Alla fine del 2018, il numero di persone che viveva con meno di 1,25 dollari al giorno ha toccato quota 8,2 milioni, il massimo dal 2007.

Bolsonaro sta smantellando quella che Guedes chiama “la macchina dei perversi trasferimenti di denaro” riformando le pensioni.La riforma dell’età minima di pensionamento (65 anni per gli uomini e 62 per le donne) e altre misure permetteranno al governo di risparmiare 855 miliardi di real in dieci anni. Grazie a un’inflazione bassa e a un calo dei tassi d’interesse, nel 2020 il governo pagherà cento miliardi di real, ovvero l’1,3 per cento del pil, in meno ai suoi creditori, sostiene Guedes. L’economia è cresciuta dello 0,6 per cento tra il secondo e il terzo trimestre del 2019, e il numero dei disoccupati è sceso sotto i 12 milioni per la prima volta dal secondo trimestre del 2016. Secondo Guedes tutto questo è la prova che l’austerità a favore della crescita economica sta funzionando.

Ma il governo ha permesso ai funzionari di polizia e dell’esercito di conservare le loro ricche pensioni. Non ha toccato gli sgravi fiscali per i settori economici privilegiati e per i ricchi, che sono pari al 4 per cento del pil ogni anno. Ha invece preferito colpire la bolsa família, che nel 2020 costerà solo lo 0,4 per cento del pil. A differenza della maggior parte delle spese di stato (compresi i salari e i bilanci per salute e istruzione) questa non viene automaticamente adeguata all’inflazione. Dal 2014 i sussidi medi reali ricevuti sono diminuiti.

Tolta la rete di sicurezza
A Belágua, The Economist ha parlato con una mezza dozzina di famiglie che hanno trascorso sei mesi nelle liste d’attesa o hanno perso i loro sussidi. Tra queste ce n’è una di nove persone, una madre di vent’anni e il suo bebé nato sottopeso, e tre adolescenti che hanno dovuto abbandonare gli studi perché non potevano permettersi delle uniformi scolastiche.

A dicembre il governo ha suggerito che avrebbe aumentato la dotazione della bolsa família di 16 milioni di real e che avrebbe ribattezzato il programma “renda Brasil” (Reddito Brasile). Ma il ministro dell’economia ha puntato i piedi dopo aver visto i costi. Forse il governo potrebbe trovare quattro miliardi di real, ha detto. Secondo le nuove regole di bilancio, a ogni aumento di spesa deve corrispondere un taglio in un altro settore.

I tagli alla bolsa família sono la principale causa del recente aumento dell’ineguaglianza, secondo uno studio degli economisti della fondazione Getulio Vargas, un’istituzione universitaria di São Paolo. “Abbiamo tolto la rete di sicurezza proprio quando serviva di più”, dice Marcello Neri, il principale autore dello studio.

Il governo potrebbe risparmiare il 9 per cento del pil tagliando ulteriori spese inutili, eliminando sgravi fiscali e diminuendo il divario tra salari pubblici e privati, sostiene Arminio Fraga, ex governatore della banca centrale. Potrebbe usare quel denaro per ridurre il disavanzo fiscale, aumentare la spesa per infrastrutture, sanità, istruzione e bolsa família, e ridurre il carico fiscale. Esiste quindi ampio margine di manovra per rendere la spesa pubblica più progressiva e più efficace.

Ma Bolsonaro non sembra fare sul serio in varie misure che potrebbero aiutare i poveri. Ha abbandonato i progetti di creazione di un piano per l’alfabetizzazione dell’infanzia e recentemente ha nominato come responsabile delle università una persona scettica nei confronti della teoria dell’evoluzione. Se la ripresa economica non raggiungerà presto i brasiliani poveri, questi potrebbero inscenare proteste di massa, come è stato fatto in altri paesi latinoamericani, avverte Flávio Dino, il governatore di sinistra del Maranhão.

Maria finora ha marciato solo fino all’ufficio dei servizi sociali di São Luís, che le ha detto a dicembre che il sussidio mensile di 360 real, che otteneva grazie alla bolsa família, è stato cancellato. Un computer non ha registrato il fatto che, lo scorso giugno, lei e i suoi bambini si erano trasferiti in una nuova città per sfuggire al suo compagno violento. La donna ha aspettato per mesi che lo stato risolvesse il problema. “La bolsa família è il padre dei miei bambini”, era solita dire. Oggi questa battuta non la fa più sorridere.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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