30 settembre 2020 14:27

Questo nuovo coronavirus colpisce tutti, ma non in maniera equa. I giovani il più delle volte se ne sbarazzano facilmente, ma gli anziani spesso ne muoiono. I ricchi riescono a passare indenni lo shock economico, i poveri no. A causa del covid-19, il numero di persone che vivono in estrema povertà (vale a dire, chi guadagna meno di 1,99 dollari al giorno) quest’anno aumenterà di 70-100 milioni, secondo le previsioni della Banca mondiale.

Contando anche chi si trova senza un tetto sulla testa o senza acqua potabile e i bambini che soffrono di denutrizione, la lista dei poveri aumenterà tra i 240 e i 490 milioni di persone nel 2020, stando ai dati delle Nazioni Unite. Tutto ciò rischia di portarci indietro di almeno un decennio in termini di progresso. Se si riuscirà a trovare un vaccino le economie potranno riprendersi, ma per la diffusione mondiale del vaccino ci vorranno anni e i più poveri non possono aspettare così tanto. Per allora, la malnutrizione avrà colpito uno spaventoso numero di bambini, bloccandone lo sviluppo fisico e mentale.

I governi dei paesi più ricchi hanno già speso più del 10 per cento del prodotto interno lordo per alleviare lo shock economico. Altri paesi non possono permettersi un piano così ambizioso. Le economie in via di sviluppo hanno investito solo il 3 per cento e i paesi più poveri meno dell’1 per cento. Le reti di assistenza nei paesi a basso reddito hanno la consistenza di esili fili di ragnatela. I governi di questi paesi hanno investito nei programmi di assistenza sociale solo quattro dollari pro capite, e non in termini di cifre giornaliere, ma in totale.

Due pesi e due misure
Sarebbe necessario l’intervento dei donatori. Invece, rispetto al 2019 i paesi più ricchi stanno tagliando di un terzo gli aiuti diretti ai paesi in grave necessità. Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale hanno aumentato i prestiti, ma ai paesi poveri è giunto solo il 31 per cento in più dalle banche – stando ai dati del Centre for global development, un gruppo di esperti del settore, cioè poco più della metà di quanto fornito in seguito alla crisi finanziaria del 2008, che ha avuto un impatto decisamente minore.

Nel frattempo i governi dei paesi poveri devono spendere i loro soldi in maniera saggia e oculata. Troppo spesso si verifica l’applicazione di due pesi e due misure quando si tratta di pensare agli amici o ai poveri.

Il modo migliore per dare aiuto ai poveri è consegnare il denaro direttamente nelle loro mani, arginando la corruzione

Dall’inizio della crisi, il Messico non ha previsto alcun programma di sostegno per chi versa in gravi difficoltà, ma in compenso ha concesso alla Pemex, il gigante petrolifero, un taglio delle tasse pari a 2,7 miliardi di dollari, vale a dire 21 dollari per abitante. L’India ha finanziato le miniere di carbone con un gettito di sette miliardi di dollari. Il Sudafrica invece dovrebbe a breve confermare l’ennesimo inutile investimento per tenere a galla la sua compagnia aerea, in continua perdita. E anche quando il denaro è stanziato per dei fini validi, finisce troppo spesso sprecato o rubato. In Sudafrica, grazie ad alcune indagini si sta portando alla luce una possibile truffa che coinvolge 658 contratti per fornitura di kit contro il covid-19, per una cifra pari a 300 milioni di dollari. Il ministero della salute nigeriano ha acquistato delle mascherine a 53 dollari l’una.

In una intercettazione trapelata una voce, apparentemente quella di una funzionaria dell’Uganda, ridacchia alludendo al piano che lei e altri suoi colleghi hanno ordito per appropriarsi di soldi che sarebbero stati destinati alle misure per alleviare le sofferenze causate dalla pandemia.

Decisioni difficili
Il modo migliore per dare aiuto ai poveri è consegnare il denaro direttamente nelle loro mani. È la semplicità di questa politica a metterla a riparo dalla corruzione. Con poco denaro in più direttamente a loro disposizione, i meno abbienti potrebbero sfamare i figli e mandarli nuovamente a scuola. Potrebbero evitare di vendere a prezzi stracciati quei beni, come per esempio un moto-taxi o una mucca, che sarebbero invece una risorsa utile per tirare avanti anche in futuro.

Un paese che ha saputo fare affluire aiuti finanziari nelle tasche dei poveri è il Brasile, nonostante il presidente Jair Bolsonaro abbia molto sottovalutato gli effetti del covid-19. La povertà è stata contrastata con successo perché il governo ha stanziato per i poveri 110 dollari al mese per tre mesi consecutivi, aiutando così 66 milioni di persone. I vari governi dovrebbero porsi come priorità l’assistenza sanitaria di base, un settore che è stato talmente dilaniato dalla pandemia che si è verificata una regressione di venti anni quanto a tasso di vaccinazione dei bambini.

La crisi impone ai politici di prendere decisioni difficili in tempi brevi. È inevitabile qualche errore, visto quanto poco sappiamo ancora della malattia. Certo è però che alcuni errori sono imperdonabili.

Il confinamento improvviso in India ha lasciato senza lavoro e alloggio milioni di lavoratori migranti, costringendoli ad andarsene dalle città e a tornare nei villaggi a piedi o a bordo di treni sovraffollati, e ciò ha favorito una ancora più veloce diffusione del virus in ogni angolo del paese.

Il governo sudafricano ha imposto alla popolazione il divieto di uscire di casa di notte, ma poi ha sgomberato decine di migliaia di persone che avevano trovato riparo in baracche su terreni pubblici lasciandole senza un posto dove andare. I politici, che governano a distanza dai loro comodi uffici, dovrebbero pensare più seriamente a come le loro decisioni possono colpire gravemente tutte quelle persone che il covid-19 sta trascinando verso la povertà estrema. È una vergogna che le politiche di contrasto alla pandemia aggiungano altre sofferenze ai più sfortunati.

(Traduzione di Maria Chiara Benini)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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