07 aprile 2017 17:03

Il 7 aprile Donald Trump ha ordinato un attacco in Siria per colpire alcuni obiettivi del governo, in risposta al bombardamento con armi chimiche avvenuto il 4 aprile nella provincia siriana di Idlib, che aveva causato la morte di 74 persone, tra cui alcuni bambini. L’attacco statunitense, realizzato con 59 missili Tomahawk, ha colpito una base dell’aeronautica militare siriana da cui, secondo Washington, era partito il bombardamento su Idlib.

Spiegando il motivo dell’attacco, Trump ha detto che la diffusione di armi chimiche è una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti, e ha invitato gli altri paesi “civilizzati” a unirsi agli Stati Uniti per fermare il massacro in Siria.

La sua decisione è una rottura rispetto alle dichiarazioni sul Medio Oriente che aveva fatto in campagna elettorale e dopo essersi insediato, in cui aveva sostenuto che avrebbe dato la priorità alla guerra contro il gruppo Stato islamico, che era disposto a sostenere il presidente siriano Bashar al Assad e a collaborare con la Russia per mettere fine al conflitto siriano. Nel 2013 Trump aveva criticato Barack Obama quando sembrava che la Casa Bianca stesse per bombardare la Siria. In un tweet aveva scritto: “Cosa otterremo bombardando la Siria a parte l’aumento del debito e un possibile conflitto di lunga durata? Obama deve chiedere l’approvazione del congresso”.

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L’attacco del 7 aprile apre una fase d’incertezza sulla situazione in Siria (non è chiaro quale sia il piano di Trump dopo l’attacco) e nei rapporti tra Stati Uniti e Russia: Vladimir Putin ha condannato l’operazione statunitense definendola una violazione della sovranità siriana e del diritto internazionale, chiedendo una riunione d’emergenza del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Nelle ultime settimane, a mano a mano che venivano alla luce i rapporti poco chiari tra alcuni collaboratori di Trump e funzionari russi, i due governi si sono allontanati, e dopo l’attacco statunitense in Siria sembrano sempre più in rotta di collisione.

Contrasti con la Cina
È in corso in Florida l’incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping. Al centro del vertice saranno i rapporti commerciale tra i due paesi. Trump ha detto più volte di voler adottare misure protezionistiche per ridurre il deficit commerciale statunitense verso la Cina. In concomitanza al vertice Trump dovrebbe firmare un ordine esecutivo che colpisce le esportazioni cinesi di acciaio usato per le costruzioni nel mercato americano.

Un nuovo giudice per la corte suprema
Neil Gorsuch sarà il nono giudice della corte suprema. Per confermare la sua nomina i repubblicani hanno stravolto la prassi seguita storicamente al senato nella selezione dei giudici: i democratici hanno annunciato che avrebbero fatto ostruzionismo, impedendo alla maggioranza di ottenere i sessanta voti necessari per confermare Gorsuch, e a quel punto i repubblicani hanno deciso di modificare le regole per fare in modo che bastasse una maggioranza semplice (cioè 51 voti). Il New York Times spiega che questo tipo di espediente era stato usato per nominare giudici di tribunali e funzionari di governo, ma mai per un giudice della corte suprema.

Questo perché si voleva evitare che i giudici del massimo organo della giustizia statunitense fossero imposti per ragioni politiche. Gorsuch è considerato un conservatore e un giudice che segue alla lettera il testo della costituzione. La sua nomina sposta a destra la corte suprema (ci saranno quattro giudici progressisti e cinque conservatori).

Una sconfitta per Bannon
Il 5 aprile Trump ha rimosso Stephen Bannon dal consiglio per la sicurezza nazionale, il più importante organo tra quelli che assistono il presidente sui temi della difesa, della sicurezza e della politica estera. A gennaio la sua nomina era stata molto criticata dagli esperti di sicurezza e dai leader dell’opposizione, perché Bannon non ha esperienza in ambito militare e per via delle sue posizioni particolarmente aggressive sul ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Secondo alcune ricostruzioni, l’uscita di scena di Bannon è dovuta al fatto che la sua influenza nel consiglio è diminuita dopo che Trump ha nominato il generale H.R. McMaster come consigliere per la sicurezza nazionale. A febbraio McMaster, che ha idee più tradizionali sulla politica estera ed è stimato dagli analisti della difesa, aveva preso il posto di Michael Flynn, che aveva lasciato l’incarico quando si era scoperto che aveva mentito sui suoi rapporti con alcuni funzionari russi.

La rimozione di Bannon dal consiglio per la sicurezza nazionale sembra anche il segno che all’interno dell’amministrazione la fazione più ideologica e populista – rappresentata da Bannon e dal consigliere Stephen Miller – sta perdendo influenza a vantaggio della corrente più moderata, conservatrice in senso classico, guidata da Jared Kushner, il genero di Trump.

Dalla parte della polizia
La Casa Bianca potrebbe annullare alcune decisioni prese dalla precedente amministrazione per riformare i corpi di polizia del paese. Il 3 aprile il ministro della giustizia Jeff Sessions ha annunciato che il suo dipartimento riesaminerà gli accordi stipulati negli anni scorsi con alcuni dipartimenti di polizia.

Sessions ha detto di volersi accertare che quegli accordi non mettano a rischio la sicurezza degli agenti. In campagna elettorale e dopo essersi insediato Trump ha detto più volte che la criminalità negli Stati Uniti è fuori controllo (una tesi smentita dai dati) e di voler dare la priorità alla sicurezza dei poliziotti.

A partire dal 2009, a seguito di casi di abusi commessi dalle forze dell’ordine in varie città del paese, l’amministrazione Obama aveva aperto indagini su 25 dipartimenti di polizia e ha raggiunto decine di accordi con le amministrazioni locali. La città di Baltimora, per esempio, si è impegnata a cambiare le procedure di addestramento della polizia e a seguire nuove linee guida per affrontare situazioni di emergenza senza ricorrere all’uso della forza.

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L’indagine sui rapporti con la Russia
Il 6 aprile David Nunes, deputato repubblicano e presidente della commissione d’intelligence della camera, ha dichiarato che rinuncerà al suo ruolo a proposito delle indagini in corso sui rapporti tra i collaboratori di Donald Trump e alcuni funzionari russi durante la campagna elettorale.

Nunes era stato criticato dall’opposizione e da alcuni suoi compagni di partito perché aveva parlato al presidente Trump, ancora prima che alla commissione, delle prove di cui era venuto in possesso, sollevando dubbi sulla sua imparzialità.

Il Washington Post ha pubblicato un articolo sostenendo che a gennaio Erik Prince, il direttore della compagnia militare privata Blackwater, avrebbe incontrato alle Seychelles un rappresentante di Vladimir Putin. L’obiettivo dell’incontro, avvenuto nove giorni prima dell’insediamento della nuova amministrazione statunitense, sarebbe stato mettere in piedi un canale non ufficiale di comunicazione tra Mosca e Washington.

Erik Prince è stato un sostenitore della candidatura di Trump e durante la campagna elettorale gli ha fatto una donazione di 250mila dollari. La Casa Bianca ha respinto ogni accusa sostenendo che l’incontro non è mai avvenuto.

Attualmente vari organismi stanno indagando sui presunti rapporti tra i collaboratori del presidente e il Cremlino, tra cui le commissioni d’intelligence del congresso e l’Fbi. Trump è tornato a commentare l’inchiesta su Twitter, sostenendo che tutta la vicenda è il frutto di notizie false e che i mezzi d’informazione dovrebbero occuparsi dello spionaggio di Obama nei suoi confronti in campagna elettorale (su cui non ci sono prove e che è stato smentito dai direttori delle agenzie d’intelligence).

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Tagli ai fondi dell’Onu
Il governo ha annunciato che smetterà di finanziare il fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, che secondo Washington “promuove l’aborto”.

Le prime proposte per il muro
Il 4 aprile le aziende interessate alla costruzione del muro al confine con il Messico voluto da Trump hanno finito di presentare le loro proposte. Nelle prossime settimane il dipartimento per la sicurezza nazionale chiederà ad alcune aziende di realizzare dei prototipi, e intorno al 1 giugno saranno annunciati i vincitori del bando e assegnati gli appalti.

Il governo non ha reso noti i progetti, ma alcune aziende li hanno pubblicati online. Eccone alcuni: la Gleason Partners di Las Vegas ha proposto di costruire un muro coperto da pannelli solari, che fornirebbero l’energia necessaria per l’illuminazione e per far funzionare i sensori di movimento. Inoltre, secondo l’azienda l’energia potrebbe essere venduta per finanziare i costi di costruzione del muro nel giro di vent’anni.

Un’azienda dell’Illinois propone di costruire un muro alto 17 metri e spesso sette metri, in modo da avere abbastanza spazio per accogliere turisti che potrebbero godersi la vista del deserto.

La Clayton Industries di Pittsburgh ha proposto di usare il muro come magazzino per le scorie nucleari. I costi del muro sarebbero in parte ripagati dai contributi di chi oggi usufruisce dell’energia prodotta da fonti nucleari.

L’amico egiziano
Donald Trump ha ricevuto alla Casa Bianca il presidente egiziano Al Sisi. “Andiamo d’accordo su molte questioni”, ha detto Trump. “Voglio che tutti sappiano che sosteniamo Al Sisi in modo incondizionato. Ha fatto un lavoro fantastico in una situazione molto difficile”. È la prima volta che Al Sisi viene ricevuto alla Casa Bianca da quando, quattro anni fa, è arrivato al potere in Egitto con un colpo di stato militare.

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