31 gennaio 2023 15:22

Nella notte tra il 27 e il 28 gennaio è stato diffuso il video che mostra il pestaggio di Tyre Nichols, un nero di 29 anni, da parte di cinque agenti della polizia di Memphis, in Tennessee. I fatti risalgono al 7 gennaio. Il 10 gennaio Nichols, che era stato fermato per guida pericolosa, è morto in ospedale per l’emorragia causata dai colpi ricevuti. I poliziotti, tutti afroamericani, sono stati licenziati e accusati di omicidio di secondo grado, un reato che per le leggi del Tennessee equivale più o meno all’omicidio colposo previsto dall’ordinamento italiano.

Il filmato ricorda molto il pestaggio di Rodney King, avvenuto a Los Angeles nel 1991, e ha un elemento in comune con tutti i casi più recenti di violenza della polizia: gli agenti continuano ad accanirsi contro Nichols anche quando è chiaro che l’uomo non rappresenta una minaccia.

La violenza sembra frutto di un modus operandi, perché comincia subito: Nichols viene trascinato fuori dalla sua automobile e spinto a terra; cerca di spiegare agli agenti che non ha fatto niente di male, che stanno esagerando, che stava tornando a casa; viene colpito con dello spray urticante, a quel punto riesce a scappare; gli agenti lo inseguono a piedi, uno di loro sparando con un taser; Nichols corre verso la casa della madre, gli agenti lo raggiungono e lo gettano di nuovo a terra, cominciano a picchiarlo, gli spruzzano altro spray in faccia; l’uomo urla “mamma”, sperando che la madre, che è poco distante, riesca a sentirlo; poi due agenti lo bloccano a terra mentre un terzo lo prende a calci sul volto, un altro lo colpisce con un bastone; il pestaggio continua per altri minuti, dopo di che gli agenti ammanettano Nichols e lo lasciano seduto con la schiena contro la portiera di una macchina; non gli prestano soccorso e l’ambulanza arriva 22 minuti dopo.

Cerelyn Davis, la donna afroamericana che dirige la polizia di Memphis, ha definito il pestaggio “odioso e insensato”, “un fallimento dell’umanità”. Il New York Times ha scritto che gli agenti accusati dell’omicidio facevano parte di un’unità speciale creata poco più di un anno fa per contribuire a fermare l’ondata di violenza in città. L’unità si chiama Scorpion (Street crimes operation to restore peace in our neighborhoods). È formata da quaranta agenti che vengono dispiegati nelle zone con il livello più alto di criminalità. “Questi poliziotti hanno spesso usato veicoli non contrassegnati, fatto fermi stradali, sequestrato armi e arrestato centinaia di persone”. Queste unità sono piuttosto comuni e sono molto controverse: secondo gli esperti tendono a prendere di mira i quartieri abitati da neri e ispanici e a commettere abusi. Il 28 gennaio la Scorpion è stata smantellata.

Molti responsabili
Dopo la pubblicazione del video ci sono state proteste contro la violenza della polizia a Memphis e in altre città. Sia la famiglia della vittima sia l’amministrazione Biden hanno chiesto di manifestare in modo pacifico. In particolare la madre di Tyre Nichols, RowVaughn Wells, ha cercato di abbassare la tensione: “Ha elogiato il capo della polizia di Memphis Cerelyn Davis per aver agito rapidamente per arrestare e incriminare gli aggressori”, scrive Time. “E ha affermato che, poiché gli agenti coinvolti sono tutti neri, ‘la razza non c’entra’”.

Politico pubblica l’opinione del dottor Donell Harvin – esperto in interventi di pronto intervento e sicurezza – che punta il dito anche sulle responsabilità del personale paramedico per non aver osservato i protocolli del pronto soccorso su Nichols. “Il video mostra che gli operatori del pronto soccorso non hanno praticato quello che noi chiamiamo lo ‘standard di cura’ per i pazienti traumatizzati. Questo consiste, come minimo, nel valutare le vie aeree, la respirazione e i segni vitali della vittima e, in caso di trauma cranico, nell’immobilizzare la colonna vertebrale e il collo della vittima e nell’applicare l’ossigeno per prevenire danni cerebrali. È la fase più semplice e allo stesso tempo più critica. In secondo luogo, nella medicina d’urgenza ci sono due importanti parametri di riferimento che vengono insegnati a ogni tecnico di pronto intervento. Il primo è quello dei ‘10 minuti di platino’, ovvero il tempo che dovrebbe trascorrere dall’arrivo dei soccorsi al trasporto rapido di un paziente gravemente ferito per garantire una sopravvivenza ottimale. La seconda è l’’ora d’oro’, che suggerisce una maggiore probabilità di sopravvivenza quando un’adeguata assistenza pre-ospedaliera, un trasporto rapido e un’assistenza definitiva nel reparto di emergenza o in sala operatoria vengono prestati entro 60 minuti dal verificarsi dell’infortunio. In base ai filmati diffusi, i medici presenti sulla scena dell’aggressione di Tyre Nichols sembrano aver sprecato quello che avrebbe potuto essere tempo prezioso”.

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