31 gennaio 2017 16:06

Quando in famiglia lavorano entrambi i genitori, resta un problema da risolvere: quanto tempo dedicare al lavoro (e allo stipendio) e quanto agli affetti. Secondo un recente studio britannico, i conti non quadrano quasi mai e sono i padri a trovarsi in maggior difficoltà.

La categoria più disposta a rinunciare a un po’ di paga per qualche ora di lavoro in meno sono i papà sotto i 35 anni: sono il 47 per cento, secondo un sondaggio condotto su 2.750 genitori britannici dall’associazione Working families. Il 41 per cento delle donne sotto i 35 anni ha dato la stessa risposta.

Nelle fasce d’età successive, né le mamme né i papà hanno espresso altrettanto interesse a ridurre tempo lavorativo e guadagno, ma gli uomini si sono comunque dichiarati più propensi delle donne. L’associazione fa notare che spesso gli uomini hanno uno stipendio più alto delle donne, quindi potrebbero essere più disposti a fare delle rinunce. Inoltre le madri in molti casi hanno già cambiato la loro vita lavorativa e, di conseguenza, lo stipendio.

Si corre il rischio di sanzionare la paternità, in base a idee preconcette sull’impiegato sempre presente

Dallo studio emerge anche che, se i papà sono più desiderosi di avere tempo libero, nei luoghi di lavoro si tarda a recepire il nuovo atteggiamento. In buona sostanza, “i padri si trovano a dover accettare gli stessi compromessi imposti per decenni alle donne. Si corre il rischio di sanzionare la paternità, in base a idee preconcette sull’impiegato ideale e sempre presente, aprendo un conflitto con il desiderio dei padri di trascorrere più tempo con i figli”.

L’80 per cento degli intervistati ritiene di non aver trovato il giusto equilibrio tra lavoro, guadagno e tempo da trascorrere in famiglia.

Il Regno Unito è più progressista degli Stati Uniti nel favorire il rapporto tra paternità e lavoro, ma è molto indietro rispetto ad altri paesi europei, come la Svezia. Grazie ai contributi del governo, dal 2015 i padri britannici possono condividere con le madri quasi un intero anno di congedo, benché con retribuzioni inferiori allo stipendio pieno.

Tuttavia, solo una percentuale tra il 2 e l’8 per cento degli interessati ha colto l’opportunità, forse perché quando i padri esprimono l’intenzione di assentarsi più delle canoniche due settimane, vengono stigmatizzati da colleghi e superiori.

Il 16 gennaio è partita un’indagine del governo britannico per cercare di capire perché il congedo parentale condiviso non ha preso piede e se i padri che vogliono usufruirne “incontrano resistenze sul posto di lavoro”. In media, nel Regno Unito i papà passano con i propri figli ventiquattro minuti per ogni ora trascorsa dalle madri, la percentuale più bassa sui sedici paesi europei presi in esame nel 2016.

(Traduzione di Nicoletta Poo)

Questo articolo è uscito su Quartz.

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