29 novembre 2016 11:30

Facebook è così determinato a entrare nel mercato cinese che si sta organizzando per soddisfare un requisito fondamentale: un solido impegno a favore della censura. Il New York Times scrive che l’azienda ha sviluppato uno strumento per nascondere determinati contenuti, nella speranza di rassicurare le autorità cinesi. La notizia dimostra l’interesse di Facebook per la Cina, ma mette anche in risalto il dilemma etico.

Citando fonti dell’azienda che vogliono rimanere anonime, il quotidiano racconta che un team di progettisti guidato dal vicepresidente Vaughn Smith sta lavorando su un software capace di controllare quali notizie e argomenti possono arrivare nel feed degli utenti. Lo strumento si basa, almeno in parte, sulla provenienza geografica e potrà essere usato per nascondere alcuni contenuti.

In Cina non è possibile collegarsi a Facebook (così come a Twitter, a Dropbox o ad altri social network) e l’unico modo per aggirare il blocco è usare una vpn, una rete di telecomunicazioni privata. Nel paese l’azienda ha già un team che vende spazi pubblicitari a imprese in cerca di clienti all’estero, ma non ha ancora un pubblico. Zuckerberg ha lanciato una sorta di “operazione simpatia” per aumentare la sua visibilità e diventare più credibile agli occhi del partito al potere, che rimane tuttavia diffidente nei confronti delle aziende tecnologiche straniere attive nel paese.

Conversazione libera
Non è chiaro se e quando il nuovo software vedrà la luce. Sempre secondo il Times, Facebook lo metterà a punto dal punto di vista tecnico, ma un’altra azienda sarà responsabile di quanto viene censurato.

Il semplice fatto che sia stato ideato però ha provocato malumori tra i dipendenti e alcuni sviluppatori si sarebbero ritirati dal progetto. Il New York Times scrive che, alla richiesta di chiarimenti sullo scopo del software, Zuckerberg ha accennato a “nuovi” piani sulla Cina, affermando: “È bene che Facebook contribuisca a rendere possibile una conversazione, anche se non ancora completamente libera”.

L’iniziativa è stata resa nota nel pieno della tempesta per le notizie false diffuse da Facebook durante la campagna presidenziale statunitense e per le “bolle dei filtri” che consolidano i pregiudizi degli utenti.

Da subito Zuckerberg si è giustificato dichiarandosi poco propenso a reagire con vigore contro le notizie false e le informazioni fuorvianti: “Penso che si debba usare estrema prudenza nel farsi arbitri della verità”. A quanto pare, non si applica lo stesso sentimento quando Facebook si affaccia alla Cina.

(Traduzione di Nicoletta Poo)

Questo articolo è uscito su Quartz.

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