23 settembre 2017 09:27

Per quasi tutto il tempo che abbiamo trascorso in auto spostandoci di città in città per presentare L’ordine delle cose è piovuto. Ovunque andassimo Andrea Segre, Archontoula Skourtanioti e io sembravamo inseguire le nuvole, o forse era il contrario. “Come il collezionista di nuvole”: Lionella ha lasciato questo commento sulla pagina Facebook di Andrea, e io sono più che d’accordo.

Eravamo diretti a Pordenone dopo aver trascorso la notte a Milano, di cui però non ero riuscito a vedere niente. Dopo la proiezione al cinema Anteo ero andato direttamente a casa di Alberto e Alessia, che mi hanno ospitato a Milano.

Il giorno dopo, quando stavamo per partire, Andrea Segre ha avvertito i miei simpatici ospiti con la frase di sempre: “Una volta andati via scoprirete che si è dimenticato qualcosa, ma va bene, non vi preoccupate”. Sì, in effetti mi dimentico un sacco di cose, almeno una in ogni città: un anello a Trento, un caricabatterie per il telefono a Bergamo, a Padova, a Bologna, a Bolzano eccetera.

Qual è la definizione di patria? La ridefiniamo tutte le volte che tracciamo una nuova linea o ne cancelliamo una vecchia.

Andrea mi ha detto che sto perdendo parti di me ovunque e ha suggerito di fare una lista delle cose che lascio in giro. Ero quasi sicuro di non aver dimenticato nulla a Milano, ma Andrea ha ricevuto una telefonata da Alessia, è stato un po’ ad ascoltare e poi è scoppiato a ridere: “Be’, hai lasciato lì il balsamo”, ha detto.

Mentre ci stavamo avvicinando al fiume Piave, Andrea mi ha raccontato che non può fare a meno di pensare alla battaglia che si è combattuta qui nella prima guerra mondiale. Oggi ci limitiamo ad attraversarlo senza dargli troppo significato. Una delle tante storie sulla stupidità degli esseri umani, pronti a uccidersi l’un l’altro in nome di confini o definizioni, per cose che anni dopo non avranno più alcun senso.

Pensavo alle sue parole. Ci sono domande che ne ispirano altre invece che attirare risposte. Il mondo continua a cambiare e con esso le definizioni di ciò che consideriamo patria. La Libia per come la intendiamo oggi non esisteva prima che l’Italia la unificasse. Ancora prima, non esisteva nessuno dei paesi nordafricani. Era un unico enorme territorio senza confini.

Qual è la definizione di patria? E qual è la relazione tra la patria e lo stato? La ridefiniamo tutte le volte che ridisegniamo i confini, tutte le volte che tracciamo una nuova linea o ne cancelliamo una vecchia. Tutti quelli che si trovano da questa parte della linea siamo noi, chi resta dall’altra parte invece no.

Un tesoro in città
Una volta arrivati a Pordenone, la prima cosa che si nota di questa città sono le sue dimensioni. È molto piccola, ma non lasciatevi ingannare, le sorprese che ha da offrire superano ogni aspettativa. Ci abbiamo messo parecchio a trovare Cinemazero. A un certo punto ho cominciato a pensare che chi ha progettato le strade di Pordenone non volesse che i turisti la definissero una piccola città e avesse deciso di rendere la visita complicata, quasi a voler dire: “Piccola città? Vediamo chi ride ultimo!”.

Finalmente siamo arrivati a Cinemazero, uno dei tesori della città. La proiezione di L’ordine delle cose era l’evento principale di un’occasione molto speciale: l’inaugurazione di una nuova sala per le proiezioni, che si aggiunge alle altre tre del cinema.

Con tanta passione e pochi soldi, nel 1982 Cinemazero lanciò le Giornate del cinema muto di Pordenone

Le origini di Cinemazero risalgono alla fine degli anni sessanta, quando un gruppo di amanti del cinema, registi e attivisti fondò un cineclub, il Cinemauno di Padova. Il loro movimento aveva l’obiettivo di fornire un’alternativa al più diffuso cinema commerciale. Offrendo al pubblico più che il semplice intrattenimento, erano convinti che il cinema andasse preso sul serio e non fosse solo un prodotto industriale fatto per divertire.

L’idea viaggiò con loro fino a Pordenone, dove decisero di chiamarla Cinemazero, convinti di essere al punto zero del loro percorso. Paradossalmente si trovavano a pochi chilometri da una base statunitense, e lavoravano come se fossero un’organizzazione segreta usando tutti i mezzi a loro disposizione per trovare e portare in quel posto film, libri, stampe e pubblicazioni da tutto il mondo.

Con tanta passione e zero soldi, nel 1982 Cinemazero lanciò le Giornate del cinema muto di Pordenone (Pordenone silent film festival). Il primo anno il pubblico fu scarso, ma la platea è cresciuta con gli anni e oggi al festival arrivano centinaia di persone da tutto il mondo. Oggi il festival di Pordenone è non solo il primo, ma anche il più importante festival al mondo dedicato al cinema muto.

Il legame con il pubblico
Il giorno dopo sono stato alla Mediateca per guardare La grande guerra, il film che Mario Monicelli ha dedicato alla prima guerra mondiale. Purtroppo non ci sono riuscito, sono stato distratto da tutti i libri che avevo attorno. È una mediateca enorme, con migliaia di libri sul cinema e dodicimila film. Il tempo è passato senza che me ne accorgessi.

Riccardo Costantini mi ha spiegato che può mandarmi una copia di quello e di qualsiasi altro film avessi voluto guardare. Pensavo che mi stesse riservando un trattamento di favore, ma ho scoperto che danno copie gratuite a ogni persona che viene qui. Mi ha detto: “Nelle biblioteche di solito la prima cosa che si vede entrando è il banco della reception, ma se ci hai fatto caso noi qui l’abbiamo sistemato in un angolo. Non volevamo che le persone si sentissero in una biblioteca, volevamo farle sentire libere. Qui si possono trovare stampe, libri e riviste di cinema provenienti da tutto il mondo”.

È molto costoso gestire un posto del genere e mantenere l’ingresso gratuito. Fanno affidamento sul sostegno della comunità: la piccola città è sempre stata disposta a dare una mano.

Cinemazero è riuscito a costruire un legame forte con il pubblico e ha mantenuto il suo successo senza compromettere i suoi valori e senza perdere la sua identità. È una dimostrazione del fatto che si può riorganizzare l’ordine delle cose nel mondo della distribuzione cinematografica senza vendere l’anima ai grandi distributori lasciandogli il potere assoluto di decidere quali sono i film che la gente deve vedere e quando.

Quella stessa sera eravamo di nuovo in auto, diretti a Udine per presentare il film al Visionario. Andrea ha ricevuto la stessa telefonata di sempre e, sì, avevo dimenticato l’altro mio anello sul lavandino a Cinemazero. Aveva ragione, sto lasciando parti di me in giro per l’Italia, ma sto lasciando anche pezzi del mio cuore.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Khalifa Abo Khraisse sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 1 ottobre 2017 insieme ad Andrea Segre per presentare il film L’ordine delle cose.

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