10 aprile 2020 12:48

Da quando l’epidemia di Sars-cov-2 ha colpito l’Italia, Francesca Masi ha la sensazione che la sua vita sia appesa a un filo. Dal 2016 soffre di mielofibrosi, un tumore raro che colpisce le cellule del sangue e aggredisce il midollo, e nel mese di aprile avrebbe dovuto sottoporsi a un trapianto. Ora però teme che l’intervento venga rinviato a causa della pandemia.

Per migliaia di pazienti oncologici che vivono nell’Italia travolta dal covid-19, l’accesso alle cure oncologiche, alle Tac, ai trapianti e agli interventi chirurgici è diventato estremamente difficile, in alcuni casi impossibile.

In tutto il territorio nazionale decine di reparti oncologici e ospedali sono stati riadattati per accogliere i malati di covid-19, mentre altri sono stati chiusi perché c’erano pazienti e operatori sanitari contagiati. Nelle terapie intensive i posti destinati ai malati di cancro sono diminuiti.

“Dopo la diagnosi mi sono sottoposta ad alcune terapie che hanno dato buoni risultati, ma quando le mie condizioni sono peggiorate il trapianto è diventato l’unica speranza. Ora sono bloccata in questa situazione, vivo in uno stato di ansia costante”, racconta Masi, che ha 46 anni, vive e lavora a Pontedera, in provincia di Pisa, e ha un figlio di dieci anni. “Sto rischiando di morire. Non è giusto, perché i miei dottori avevano finalmente trovato due donatori stranieri con un midollo compatibile al 100 per cento”. La possibilità di far arrivare in Italia il midollo dei donatori stranieri è compromessa dalle restrizioni per i voli internazionali.

Da Roma a Milano
Codice Viola, un’organizzazione benefica che aiuta le persone malate di cancro del pancreas, ha condotto una ricerca a cui il Guardian ha avuto ora accesso in esclusiva. Lo studio ha analizzato la situazione di 500 pazienti affetti soprattutto da tumore al seno e al pancreas, riscontrando che nel 24 per cento dei casi le sedute di chemioterapia e radioterapia sono state rinviate (l’11 per cento a data da destinarsi) mentre il 64 per cento degli interventi chirurgici è stato posticipato a tempo indefinito. In più della metà dei casi sono stati rinviate anche le visite di controllo.

Decine di pazienti e medici intervistati dal Guardian temono che le misure adottate per contenere l’epidemia possano ostacolare l’accesso alle cure mediche per i malati di cancro. Persone che tra l’altro, secondo uno studio recente, rappresentano il 17 per cento dei decessi causati dal nuovo coronavirus in Italia.

Francesca Pesce, traduttrice di 54 anni che lavora per Codice Viola, convive con un cancro del pancreas da quasi tre anni. Questa settimana partirà da Roma per fare una visita di controllo a Milano, una delle città più colpite dal virus.

“Almeno io ho questa possibilità. Molti altri non possono farlo”, spiega. “Da un lato i malati oncologici hanno paura di contrarre il virus in ospedale, quindi rinunciano alla terapia. Dall’altro le strutture sanitarie sono state costrette a cancellare molti appuntamenti perché gli oncologi e gli anestesisti sono stati trasferiti in altri reparti per occuparsi dell’emergenza covid”.

L’anno scorso Alessandra Capone ha cominciato una serie di terapie a Francoforte. Ma ora ha difficoltà a raggiungere la Germania

Paolo Ascierto, un oncologo dell’ospedale Pascale di Napoli che, al momento si occupa dei pazienti affetti dal nuovo coronavirus, pensa che convertire i reparti oncologici per ospitare i malati di covid-19 potrebbe essere rischioso. “Capisco la situazione d’emergenza, ma non possiamo dimenticare che i malati di cancro hanno bisogno di cure specialistiche e dedicate. In alcuni casi, come per le visite di controllo, ci si può affidare alla comunicazione in rete per valutare il decorso clinico. Ma in altre circostanze, come per i pazienti con metastasi, il monitoraggio costante può fare la differenza tra la vita e la morte”.

A Ortona, in Abruzzo, le autorità locali hanno annunciato che l’unico ospedale della regione specializzato nella cura delle donne colpite da tumore sarà interamente dedicato ai pazienti covid-19, scatenando un’ondata di proteste.

Anche nei reparti oncologici ancora attivi può succedere che alcune procedure (come le endoscopie) siano meno praticabili rispetto al solito. Inoltre il calo nelle donazioni di sangue limita le opzioni chirurgiche. “Al momento vengono eseguiti solo gli interventi più urgenti”, spiega Pesce. “E anche nei casi d’emergenza spesso ci sono problemi dovuti alla mancanza di sangue provocata dall’emergenza del nuovo coronavirus”.

La Germania è lontana
Per molti malati oncologici la chiusura dei collegamenti aerei ha reso virtualmente impossibile l’accesso agli ospedali di altri paesi europei.

Alessandra Capone, ballerina, femminista e attivista per i diritti umani di 47 anni, ha un tumore al seno ormai da dieci anni. Nel 2015 il cancro ha colpito il fegato e i linfonodi. L’anno scorso, quando le metastasi avevano ormai invaso il 95 per cento del suo fegato, Capone ha cominciato una serie di terapie presso l’ospedale universitario di Francoforte. Ma ora ha enormi difficoltà a raggiungere la Germania.

“Ho chiamato il ministero degli esteri, ma la linea è sempre occupata, non sono riuscita a parlare con nessuno. Poi ho provato con il consolato italiano a Francoforte. Mi hanno detto che ho bisogno di una serie di documenti per spostarmi in un altro paese, anche per motivi di salute. Per non parlare del fatto che in Germania, a causa dell’emergenza covid, pochissimi alberghi accettano prenotazioni, soprattutto da parte degli italiani. È una situazione molto pesante.”

La settimana scorsa il governo italiano ha autorizzato per la prima volta l’invio di un aereo militare in Turchia per prelevare cellule staminali emopoietiche destinate a un bambino di due anni le cui condizioni sono peggiorate.

Gli spostamenti sono limitati anche all’interno del territorio italiano. Spesso i pazienti che vivono in Sicilia, Puglia e Calabria seguono le terapie negli ospedali delle regioni più ricche come il Veneto e la Lombardia, tra le più colpite dal nuovo coronavirus.

Grazia De Michele, blogger e ricercatrice di storia della medicina di 39 anni, vive a Foggia, in Puglia, e dal 2010 ha un tumore al seno. Alcuni mesi fa alla madre è stato diagnosticato un cancro del pancreas. “A marzo avrebbero dovuto farle una Tac per capire se la chemioterapia sta funzionando, ma l’esame è stato rinviato. Io avrei dovuto fare un’ovariectomia, ma hanno rinviato anche quella”, racconta.

“Immagina cosa significa tutto questo per i malati di cancro”, sottolinea Capone. “Molti vivono in uno stato di ansia costante, con la paura di morire. La situazione creata dal coronavirus provoca enormi sofferenze fisiche e psicologiche per queste persone. Ci si può proteggere dal virus stando a casa, ma per il cancro è diverso. Il cancro non rispetta le quarantene e i decreti. Continua ad andare avanti, in tempo di guerra e in tempo di pace”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sul Guardian.

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