05 gennaio 2023 15:11

Davanti alle spoglie esposte sotto il baldacchino in bronzo dello scultore italiano Bernini, nella basilica di San Pietro a Roma, un uomo era in ginocchio in segno di raccoglimento. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán non è cattolico, ma il 3 gennaio 2023 ha voluto essere presente per rendere personalmente omaggio a Benedetto XVI, papa emerito deceduto sabato 31 dicembre 2022 e le cui esequie si svolgono oggi, 5 gennaio. Orbán e Benedetto si conoscevano e a quanto pare nutrivano una stima reciproca.

I funerali di Joseph Ratzinger, papa dal 2005 al 2013 prima della sua clamorosa rinuncia, non sono un evento di stato. Solo i funzionari italiani e tedeschi sono ufficialmente invitati. Eppure, al pari di Orbán, molti leader politici e religiosi hanno deciso di venire a inchinarsi, a titolo privato, davanti alla salma del predecessore di Francesco I. È un balletto che assume la forma di un tributo alla concezione conservatrice della società e della chiesa incarnata dall’ex cardinale Ratzinger, salito al trono papale con il nome di Benedetto XVI.

Il ruolo di rappresentare l’Ungheria, il 5 gennaio, però, è stato lasciato al presidente Katalin Novák. Ai funerali sono arrivati anche il presidente polacco Andrzej Duda, altro esponente conservatore, così come l’arcivescovo emerito di Hong Kong, Joseph Zen, il cui passaporto è custodito dalle autorità cinesi, ma che ha ottenuto un’autorizzazione speciale per uscire dal paese. Critico nei confronti della politica di papa Francesco sulla Cina, il prelato è famoso per aver contestato alcune delle riforme liturgiche introdotte dall’attuale pontefice. La sua presenza in Vaticano conferma che Ratzinger era diventato la figura tutelare di un mondo conservatore contrario all’approccio di Francesco, ritenuto troppo legato alle tematiche sociali, a cominciare dai migranti, e poco alla teologia.

A rappresentare la Francia è stato Gérald Darmanin, ministro dell’interno incaricato anche dei culti, mentre gli Stati Uniti, nonostante siano guidati dal cattolico Joe Biden, hanno mandato solo l’ambasciatore in Vaticano.

Guardiano del tempio cattolico
Yann Raison du Cleuziou, dell’università di Bordeaux, sottolinea che Ratzinger, teologo stimato e figura importante della chiesa del ventesimo secolo, aveva attirato l’attenzione del mondo conservatore ben prima della sua elezione a pontefice. Da prefetto della congregazione per la dottrina della fede si era presentato come guardiano del tempio cattolico, “vedetta intellettuale per difendere l’ortodossia della fede”, spiega Raison du Cleuziou.

Le sue prese di posizione sono state molto apprezzate dai conservatori, a cominciare dalla nota con cui nel 2000 aveva sostenuto il primato della chiesa cattolica sulle altre in quanto “unica erede legittima della rivelazione incarnata da Gesù”, o da un testo in cui ha precisato quale dovrebbe essere il comportamento dei cattolici nella vita pubblica. Dopo l’elezione a papa, Benedetto XVI è intervenuto in modo più deciso sulle questioni liturgiche, soprattutto con la liberalizzazione della possibilità di celebrare la messa in latino, limitata in seguito al Concilio Vaticano II.

Nella Santa Sede qualcuno si interroga sulla modestia (relativa) delle esequie di Benedetto XVI

È proprio su questi temi liturgici che è arrivata la prima stoccata del campo conservatore contro papa Francesco. Il corpo di Benedetto XVI era ancora caldo quando Georg Gänswein, suo segretario personale, ha concesso un’intervista molto significativa a una testata conservatrice tedesca, spiegando che il suo mentore aveva avuto “il cuore spezzato” dalla nota apostolica con cui Francesco aveva rimesso in discussione la sua decisione di ampliare le possibilità di celebrazione della messa, molto apprezzata dai conservatori. Alcuni tra i “ratzingeriani” ricordano che il papa emerito era diventato un simbolo suo malgrado, ma riconoscono che, con le sue prese di posizione, era una figura importante per tutti quelli che si interrogano sul futuro della chiesa.

Nella Santa Sede qualcuno si pone delle domande anche sulla modestia (relativa) delle esequie di Benedetto XVI. Non avrebbero dovuto essere celebrate come funerali di stato? Perché fare sempre riferimento al suo status di papa emerito nonostante avesse ricoperto la funzione di papa per otto anni? Perché sulle sue spoglie non è stato lasciato il pallium, la famosa sciarpa che solo i papi hanno il diritto di portare e che dunque sarebbe spettata pure a lui? Nell’organizzazione dei funerali alcuni conservatori hanno visto un’ammissione della debolezza di Francesco, a loro parere preoccupato che una cerimonia diversa potesse galvanizzare i suoi oppositori. Eppure lo svolgimento delle esequie, fatta eccezione per alcuni dettagli, è quello di un papa in attività.

L’evento del 5 gennaio potrebbe essere strumentalizzato dai conservatori, ma segna anche la fine di un’epoca. Secondo Massimo Faggioli, professore di teologia e studi religiosi dell’università di Villanova, negli Stati Uniti, con la morte di Benedetto XVI il campo conservatore in Vaticano “perde un leader, una figura attorno a cui compattarsi. Oggi non emerge alcuna personalità che possa fungere da simbolo o incarnazione”.

Ma Faggioli aggiunge che la chiesa ha perso anche un “moderatore”, un uomo che con la sua presenza riusciva a placare gli ardori di chi vorrebbe che la chiesa tornasse a una versione molto più conservatrice nel pensiero e nei costumi. Per questo motivo ora molti prevedono una conclusione difficile del pontificato di Francesco.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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