29 ottobre 2018 17:31

All’improvviso abbiamo intravisto un bagliore nel crepuscolo che sta per avvolgerci tutti. Mi riferisco al villaggio beduino di Khan al Ahmar. A dispetto di ogni certezza e di ogni proclama, è ancora lì, impoverito, logoro ed esausto, ma non ancora demolito né sgomberato. Alcuni giorni fa il governo israeliano ha dovuto ammettere di aver rimandato la demolizione a data da destinarsi, dopo che sono ricominciati i negoziati per trovare un altro posto dove trasferire gli abitanti. Dopo le proteste dei coloni, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha precisato che la demolizione avverrà tra “qualche settimana”.

Ma attenzione: il 23 ottobre i contractor israeliani hanno cominciato a smantellare le strutture temporanee allestite nel posto dove avrebbero dovuto essere trasferiti gli abitanti di Khan al Ahmar. Il sito si trova vicino a una grande discarica e i beduini non avevano approvato la decisione. Una a una, le strutture ricavate da container industriali sono state caricate sui camion e portate in una base militare.

Il tribunale che ha autorizzato la demolizione di Khan al Ahmar ha stabilito che non si può procedere allo sgombero se prima non si trova un sito alternativo. I container, presentati come un generoso gesto di Israele, avrebbero dovuto sostituire la nota scuola di gomme fondata dall’ong Vento di terra dieci anni fa. È evidente che la demolizione è stata posticipata di più di “qualche settimana”. In questi tempi bui anche questa è una vittoria. u

Questo articolo è uscito il 19 ottobre 2018 nel numero 1279 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero| Abbonati

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