20 maggio 2019 13:24

Partiamo da qualche dato. Come ricorda Stefano Uberti Foppa su lavoce.info, “il 95 per cento degli italiani accede a internet almeno una volta al giorno; il 62 per cento usa la rete come primo veicolo per formarsi una rappresentazione della realtà; l’82 per cento dice di non saper riconoscere una notizia falsa; il 62 per cento legge soprattutto i titoli degli articoli dei social network; l’85 per cento si fida dei giudizi online”.

Inoltre, è ormai attestato da molte ricerche il fatto che le persone, sui social network e non solo, fanno fatica a districarsi nell’enorme mole di informazioni disponibili, anche perché non approfondiscono e non controllano le fonti. Perché si sentono pressate dalla necessità di manifestarsi e di reagire. E perché lo fanno soprattutto in chiave emotiva, e quindi senza considerare le possibili conseguenze (premetto che il termine “conseguenze” ricorrerà più volte in questo articolo).

Queste caratteristiche di contesto, che rendono i social network un posto dove litigare e fare danni è molto più facile che informarsi, discutere, capire e crescere, diventano ancora più critiche se si sta parlando di politica.

Spazio senza mediazioni
Tuttavia (e dobbiamo farcene una ragione) proprio sui social network si sono spostati oggi il dibattito e il confronto (anzi, lo scontro) politico. È un terreno totalmente disintermediato: aperto, accessibile, contendibile. Quindi ci si avventurano baldanzosamente tutti. E, sotto elezioni, sono tutti molto nervosi.

Per avere un’idea dello sforzo intenso, e peraltro diseguale, che i partiti stanno facendo per catturare l’attenzione sui social network basta dare un’occhiata alla pagina italiana dell’European elections monitoring center.

Ai messaggi dei partiti si affiancano e si sommano sia i messaggi personali dei candidati (e una quantità di pagine fake da cui bisognerebbe semplicemente stare alla larga), sia i contributi di infinite schiere di attivisti e commentatori, che sfuggono a ogni censimento.

I social network sono anche un terreno infido, pieno di trappole e soggetto a rivolgimenti imprevedibili

Il loro peso e la loro capacità di incidere, nel bene e nel male, sugli orientamenti collettivi sono credo, paragonabili – se non superiori – a quello delle comunicazioni che appaiono sulle pagine ufficiali. Non a caso immagini, messaggi e commenti prodotti al di fuori di ogni ufficialità arrivano a rimbalzare perfino sui mass media tradizionali (tv e quotidiani). È un risultato che solo una quindicina d’anni fa sarebbe apparso inconcepibile.

Ma i social network sono anche un terreno infido, pieno di trappole, e soggetto a rivolgimenti improvvisi e imprevedibili. Proprio per questo ho pensato di raccogliere e proporre un po’ di raccomandazioni (forse) utili a esercitare un attivismo consapevole ed efficace in rete.

Le scrivo nel modo in cui una zia pedante, ma affettuosa, si rivolgerebbe a ciascuno dei suoi nipoti brillanti e passionali. Prendetele, vi prego, con leggerezza (se sbuffate non mi offendo: anche questo fa parte del gioco).

Ecco, dunque.

  1. Non perdere mai di vista il tuo vero obiettivo, e mantieniti orientato e focalizzato. Difendi il cuore della tua causa, presidia i punti qualificanti e, anche se ti prude la tastiera, evita di disperdere energie in polemiche inconcludenti. Considera sempre le conseguenze, e sii consapevole delle tue priorità.
  2. Se in rete hai una buona visibilità, ricorda che certe polemiche possono essere accese da alcuni solo per godere di un po’ di visibilità riflessa. Pensa alle conseguenze, e non regalare preziosa attenzione alle provocazioni parassitarie.
  3. In effetti, visibilità è davvero la parola-chiave (visibile = importante = migliore). Oggi lo scontro politico ha come primo obiettivo la conquista della visibilità e, specie sui social network, si gioca sulle narrazioni. Le regole sono semplici e brutali: se entri nella narrazione del tuo avversario, anche con le migliori ragioni e intenzioni di contrastarlo, lo legittimi e gli dai forza moltiplicando la sua visibilità; se accetti le definizioni del tuo avversario, anche se per discuterle, confermi comunque le sue premesse e lo legittimi. Ma se proponi una narrazione alternativa, e altrettanto o più attraente, gli togli forza sottraendogli visibilità. È molto, molto più difficile, ma questa è la cosa da fare.
  4. Ti ricordi come si gioca alla morra cinese (sasso, carta, forbici, dove il sasso spezza le forbici, le forbici tagliano la carta, e la carta avvolge il sasso)? Con i messaggi in rete le cose funzionano pressappoco alla stessa maniera: rabbia e paura spezzano il ragionamento, il ragionamento taglia lo humor, lo humor disinnesca (avvolge) rabbia e paura. Se vuoi contrastare il tuo avversario senza rafforzare la sua narrazione, cambia il registro della narrazione. Per esempio, se il tuo avversario fa leva sulla rabbia e la paura, e se tu sei capace di usare lo humor (pochi ci riescono!) fallo senza esitare. Tra l’altro: ricordati sempre che una buona immagine moltiplica l’impatto di quanto stai affermando.
  5. Fare squadra agendo da singoli, così come si agisce in rete, è complicato. Ed è impossibile che tutti quelli che sostengono la tua stessa causa ti siano ugualmente simpatici. Ma, se non vuoi fare un favore all’avversario che avete in comune, pensa alle conseguenze ed evita di scontrarti in rete con chi sta dalla tua stessa parte , anche se in posizione defilata rispetto alla tua. Sei arrabbiato con qualcuno che la pensa come te, ma non proprio o non abbastanza come te? Telefonagli.
  6. Qualche volta l’urgenza di scrivere la cosa che appare in sé giusta porta a raggiungere l’obiettivo sbagliato. Si chiamano conseguenze avverse. Cioè: ottieni il contrario di quello che avresti voluto. È un po’ come se un farmaco giusto, prescritto nel dosaggio sbagliato, contrastasse il male ammazzando però il paziente. Insomma, di nuovo: prima di scrivere, pensa alle conseguenze.
  7. Considera che tutto quanto scrivi può essere manipolato, frainteso in buona o in malafede, citato fuori contesto e usato contro di te o contro la parte che sostieni, ora o fra dieci anni. Per ridurre il rischio, sii il più possibile semplice, chiaro e breve. A meno che tu stia usando lo humor, e che l’intenzione ironica sia palese a chiunque, riduci le ambiguità del testo. E, di nuovo: pensa alle conseguenze.
  8. Prima di pubblicare, fa’ un bel respiro e rileggi. Dai, rileggi anche se si tratta di un tweet. Se ti scappa una sciocchezza o un’affermazione sgangherata, recuperarla – ammesso che questo sia possibile – ti costerà mille volte il tempo che non hai investito nel rileggere.
  9. Evita di sottovalutare il tuo avversario. Ma evita anche di sopravvalutarlo. Se in rete ne parli come se fosse dotato di una forza o un’abilità incontrastabile, in effetti gli assegni davvero, nella percezione di chi ti legge, non solo visibilità preziosa ma anche forza e abilità incontrastabile. Insomma: pensa alle conseguenze, e non fargli da testimonial involontario.
  10. Stare sempre in rete è stressante, e il rischio di perdere lucidità è concreto. Dai, prima che questo succeda, spegni il computer (e soprattutto il telefono) e vai a farti una passeggiata. Guarda il cielo.

Considera che stai camminando sulla superficie di un magnifico pianeta azzurro che si muove attorno al suo sole alla velocità di 30 chilometri al secondo. E che, insieme al suo sole, ruota attorno al centro della galassia a 220 chilometri al secondo. La quale galassia, a ogni passo che fai, se ne viaggia nell’universo verso la costellazione del Leone alla velocità di 390 chilometri al secondo.

Poi, regalati (te lo meriti!) un istante di contentezza per il semplice fatto di essere vivo, qui, nel mondo reale.

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