26 giugno 2017 11:00

È estremamente discutibile, ma è comunque una scelta consapevole. Per realizzare il suo The Putin interviews, interminabile film in quattro parti di un’ora ciascuna, Oliver Stone ha scelto di lasciare la parola al presidente russo e di non contraddirlo mai.

È una scelta compiacente, per non dire inquietante, ma lasciamo da parte questo film bizzarro e chiediamoci piuttosto chi è davvero il suo protagonista.

Vladimir Putin è un uomo che nella sua adolescenza sovietica sognava di far parte del Kgb ed è riuscito a realizzare il suo sogno. Era un conformista, un servitore zelante dello stato russo e della sua forza, un uomo che il crollo dell’Urss ha portato a diventare sindaco di San Pietroburgo, dove si è occupato (senza lasciare il Kgb) di investimenti stranieri, dunque di affari e di denaro.

Un ingranaggio potente
A San Pietroburgo Putin ha dimostrato di essere molto ferrato in materia, tanto da essere presto chiamato al Cremlino al fianco di Boris Eltsin ai tempi in cui il potere politico trasformava, sotto commissione, la proprietà collettiva in proprietà privata. Discreto ed efficace, Putin è diventato il prediletto dei potenti oligarchi dell’entourage presidenziale. Sono loro ad aver determinato il suo destino quando è stato necessario mettere da parte Eltsin, ormai troppo impopolare e alcolizzato. Putin è stato inizialmente un ingranaggio dell’era di Eltsin, ma una volta arrivato al potere si è fatto subito amare promettendo di non cedere più un solo millimetro del territorio russo, di far restituire il bottino ai ladri e di aumentare stipendi e pensioni.

Vladimir Putin è tutto fuorché un uomo di stato

Presto è diventato il giustiziere che schiacciava senza pietà l’indipendentismo ceceno e migliorava il tenore di vita grazie all’aumento del prezzo del petrolio, ma anche l’uomo che non voleva investire nel futuro e soprattutto quello che ha fatto restituire il bottino solo ai grandi ricchi che non si sono immediatamente sottomessi al suo volere. Vladimir Putin è tutto fuorché un uomo di stato. L’amore per la libertà e l’etica non gli appartengono.

Le classi medie si sono allontanate da lui, e se conserva ancora una certa popolarità è solo perché ha distrutto qualsiasi opposizione e ha alimentato la nostalgia dell’impero della potenza russa annettendo la Crimea e servendosi della Siria per rimettere piede in Medio Oriente.

Non per nulla le estreme destre europee lo amano (ricambiate). Ma questo significa che non bisogna cercare un modus vivendi con il presidente russo?

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In realtà è assolutamente necessario, perché la Federazione russa è il paese più esteso del mondo e occupa l’altra metà del continente europeo. Se è stato possibile firmare accordi di sicurezza e cooperazione con l’Urss certamente si può fare lo stesso anche con la Russia di Putin.

Vale la pena provare, ed è esattamente ciò che vuole fare Emmanuel Macron. D’altronde Putin ha bisogno dell’Unione europea, soprattutto oggi che è ai ferri corti con gli Stati Uniti e non può reggere il ritmo della Cina. Il problema non è capire chi è Putin, ma trovare un modo di convivere con lui.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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